Cosa c'entra non essere ancora nato? Nemmeno io lo ero.
Quando Petrini scriveva i suoi libri eri già maggiorenne e "vaccinato".
Anch'io debbo molto a Petrini e quella trasmissione citata da Uribe (mi pare che fosse su Telelombardia) me la ricordo benissimo. Fu attaccato con una veemenza senza pari, vergognosa.
La stessa sorte fu riservata al povero Ferruccio Mazzola in quel "genere" o sottogenere di trasmissioni.
Consiglio vivamente di leggere i libri di Petrini di cui ha parlato Uribe, editi dalla ottima Kaos, una casa editrice fuori dall'establishment che ha editato tanta letteratura "clandestina" di ottima qualità.
In quei libri, per chi vuole leggere e comprendere, c'era già tutta la tragicità del calcio italiano, senza attendere "gli zingari", il boss di Singapore, Beppe Signori e l'ex marito della Ventura.
In quei libri c'erano già i racconti laceranti dell'invasione della criminalità organizzata (in accordo anche coi presidenti) e del doping "zitto e piglia".
Il riferimento un po' a vanvera che sei andato pescare sulle morti giovanili non ha alcun senso, in particolar modo per un forcaiolo antidoping come te, caro Meazza. Non conta neppure la sostanza chimica, la bomba, che poi era quella di quel periodo, forse solo quella, ma i calciatori la prendevano senza nemmeno sapere cosa vi fosse nel cafferone dell'intervallo.
Almeno i ciclisti la bomba a quel tempo la prendevano, sapevano cosa prendevano e quando e come avrebbe fatto effetto. In questo erano più colpevoli ma meno "bevoni".
Se poi parliamo di età, possiamo prendere le squadre di Coppi e di Bartali e vedere che più o meno tutti i loro gregari se ne stanno andando adesso, per fortuna con calma (e qualcuno resta ancora e ben lucido quasi centenario).
Insomma, ho capito, ci siamo lavati la coscienza della "Grande Inter" con l'età media alta dei sopravvissuti. Magari sopravvissuti da anni con molteplici problemi di salute.
E nessun problema di coscienza come Sandrino Mazzola.
Ciascuno ha i suoi eroi.