Nato a San Augustin del Guadalix l’8 aprile 1912, deceduto a Madrid l’1 agosto 1995. Professionista dal 1934 al ‘49 con 89 vittorie.
Lo chiamavano “El negro de los ojos azules” perché scurissimo di pelle con gli occhi azzurri. Era impossibile non notarlo ed in più a rendersi ulteriore distinguo, uno stile impeccabile nell’affrontare lo sforzo delle salite. Fra gli scalatori che si sono determinati fra i più grandi della storia, novero a cui Berrendero appartiene, lui è stato sicuramente uno dei più composti e stilisticamente ineccepibili, nonostante le strade della sua epoca fossero poco migliori di quelle dei pionieri. Ma a questo autentico monumento del ciclismo spagnolo va ascritto pure il merito di essere stato il primo riferimento per una terra, ai suoi tempi, decisamente diversa da quella moderna nell’approccio e nell’amore verso il ciclismo. E lo fece nonostante una guerra civile e quel franchismo conseguente, che ha deviato in negativo ogni presupposto di sviluppo reale di quel paese. Julian Berrendero stesso, ebbe non pochi problemi a convivere con le forche sopraggiunte su una penisola che, se non avesse subito 40 anni di malformazioni e deviazioni, sarebbe oggi, probabilmente, un paese modello superiore a quello che è, anche nello sport. “El negro de los ojos azules” entrò in scena con grande evidenza nel 1935, quando vinse il Giro di Castiglia, il Giro della Galizia e il GP Eibar e finì 3°, primo spagnolo, nel Giro dei Paesi Baschi vinto da Bartali. L’anno dopo fu il primo spagnolo (4°) nella 2a Vuelta di Spagna e debuttò al Tour de France, impreziosendo l’osservatorio per la sua bravura di scalatore: vinse infatti la Classifica del GPM. Rimase in Francia, a causa della guerra civile spagnola, in un villaggio vicino a Pau, ed accasandosi nel team France-Sport. Aldilà delle vittorie, tornò alla ribalta nel 1937 vincendo la 15a frazione del Tour, il tappone pirenaico, che contemplava il Peyresourde, l’Aspen, il Tourmalet e l’Aubisque. Berrendero, giunse solo passando primo in 3 dei 4 colli. Dopo quel Tour iniziò un periodo di grandi tribolazioni. Avendo perso i contatti con la famiglia, tornò in Spagna, ma alla frontiera fu arrestato ed inviato in un campo di concentramento, dove vi rimase più di 1 anno. La fine della guerra civile, gli consentì di tornare alle gare, anche se solo in terra iberica. Vinse la Vuelta nel 1941 e nel ‘42, dove rimase in testa dalla prima all’ultima tappa, fu 3 volte campione nazionale nel '42, '43 e '44 (a cronometro), 2 volte campione spagnolo di ciclocross. All’attivo anche 2 Giri di Catalogna, oltre ad 11 tappe complessive nelle varie edizioni della Vuelta. Dopo la guerra, già anziano, poté correre anche all’estero, vincendo una tappa del Giro del Marocco, nel 1949. La sua ultima vittoria.
Maurizio Ricci detto "Morris"