Nato a Thiergeville il 3 maggio 1913. Deceduto a Parigi il 9 dicembre 1946. Passista scalatore. Professionista dal 1936 al 1946 con 9 vittorie.
Era un buon corridore, che non si è mai potuto esprimere per quello che valeva, a causa di una sfortuna incredibile prima e della tragedia, poi. Insomma, un’anima che portava dietro di sé connotati grigi e neri, al punto di renderlo famoso ancor prima delle poche vittorie. Nel 1937, dopo aver vinto la 2° tappa del Tour de l’Oise e di essere giunto al posto d’onore nella classifica finale della corsa, fu vittima di una grave caduta durante la Parigi Roubaix. Rimase otto giorni in coma, ma la sua tempra fu così forte, da fargli riprendere non solo la vita normale, ma addirittura l’attività agonistica. Nel 1938 vinse il GP di Nizza e la seconda tappa della Parigi Nizza a St Etienne, ma non portò a termine la celebre corsa, perché nella frazione successiva, un cane lo fece cadere e nelle conseguenze di quel volo, alle varie ferite, aggiunse una incrinatura del cranio. Non si diede per vinto e fu al via del Tour de France, ma quando la sua condotta stava proiettandolo fra i protagonisti, grazie al 5° posto di Cannes ed al 4° nella dura frazione di Digne, durante il tappone alpino di Briancon, a causa di una vettura del seguito, nella discesa dell’Izoard, finì in un burrone. Quando i soccorritori riuscirono a raggiungerlo, trovarono un Mallet sanguinante, ma subito pronto a dire: “Non abbiate timore, ci vuole ben altro a farmi morire”. Costretto comunque al ritiro in quella Grande Boucle, ignorò i tanti consigli di chiudere col ciclismo e si ripresentò pimpante alla stagione 1939. Nell’anno, vinse alla grande la Rouen-Caen-Rouen e, al Tour de France, dopo tanti piazzamenti, seppe chiudere al 13° posto.
Con lo scoppio della Guerra fu un soldato valoroso, ma durante un bombardamento, a Dunkerque, fu sepolto vivo e dato per disperso. Fu ritrovato in vita diversi giorni dopo, con ferite tali da darne per certa la morte, ma ancora una volta si riprese. Nacque lì il suo nomignolo di “la morte sbagliata”. Tornò pure a correre. Nel 1942 si piazzò più volte, nel ’43 vinse la Nizza-Mont Agel. Nel ’44, invece, quando era in lotta per il Campionato Francese che si correva su più prove, in una di queste, fu tagliato fuori da un’auto che lo investì in pieno. Ancora una volta si riprese. Nel 1945, dopo tanti piazzamenti, vinse la Corsa del Mont Chauve e, nel 1946, fu autore di un crescendo tanto inaspettato quanto significativo: dopo tante piazze, trionfò nel GP delle Alpi, una breve corsa a tappe dove vinse la seconda frazione, nonché nel GP di Seine Inferieure. Il nove dicembre però, mentre era sulla bici per una commissione, fu investito da un camion e stavolta l’incidente gli fu fatale. È stato due volte decorato al valore militare.
Recentemente, Frederic Miller, Agnes Vandome e John McBrewster, hanno scritto un libro su di lui.
Maurizio Ricci detto "Morris"