Nato all'Aja il 3 dicembre 1946, professionista dal 1970 al 1987 con 195 vittorie.
Uno dei formidabili quattro della cronosquadre orange che conquistò le Olimpiadi di Mexico '68. Gli altri erano Jan Krekels, Fedor Den Hertog e René Pijnen. All'indomani dei Giochi non passò professionista come da logica e sfruttò un altro anno da dilettante, per arricchire il suo palmares: infatti vinse il Tour de l'Avenir, ma per il resto trovò in Den Hertog un avversario insuperabile.
Il passaggio fra i professionisti avvenne nel 1970 e fu subito un bel modo di cominciare: finì secondo al Tour, seppellito da una montagna di minuti da Eddy Merckx, ma pur sempre al posto d'onore. Grazie ad una regolarità eccellente, chiuse al secondo posto, sempre dietro al belga, anche il Tour '71, quello destinato ad Ocana. Proprio lo spagnolo, nella stagione successiva, non fu tenero con Joop, dichiarando: “Chiedere a Zoetemelk di attaccare, è come ordinare a un paralitico di camminare”. In quegli anni, per il tulipano, la fama di "succhiaruote", raggiunse l'apice, ma è pur vero che i grandi dei GT del tempo, non lo consideravano come pericoloso, nonostante fosse sempre lì. Nel maggio del 1974, poi, per una caduta in volata in una tappa del Midi Libre a Valras-Plage la sua carriera parve compromessa: un grave trauma cranico e meningite purulenta, gli provocarono dolori tali da fargli tentate più volte il suicidio. Riuscì a salvarsi, ma nessuno avrebbe giurato su una sua ripresa. Invece, con tenacia incredibile, si ripresentò alle corse nel 1975, ed ancora una volta, grazie alla regolarità, chiuse bene il Tour: 4°. Deluse nel '76, non già per l'ennesimo secondo posto, ma perché favorito su chi poi vinse: Lucien Van Impe. Joop non sfruttò le cronometro e fu sempre staccato dal rivale in salita. La Grande Boucle dell'anno seguente, portò a Zoetemelk un flop: solo 8° a sei minuti da un Merckx (6°) alla frutta e ad oltre 19’ dal vincitore, il non certo eccezionale Thevenet.
A 31 anni, Joop aveva incontrato il declino?
Gli anni seguenti in parte lo dimostrarono, anche se alla storia passerà il contrario, grazie al vistoso impoverimento di corridori tangibili e di qualità per le corse a tappe. E così, nel '78, tornò al suo affezionato secondo posto, battuto da colui che, pur grandissimo, ebbe la fortuna di ereditare la massima convenienza da quella povertà, Bernard Hinault. Idem nel '79, quando comunque Hinault lo lasciò ad oltre 13 minuti. L'anno seguente però, il francese, in Maglia Gialla, fuggì in piena notte, avvolgendosi in uno dei più grossi misteri (mica tanto per qualcuno) della storia ciclistica del dopoguerra e Zoetemelk, a 34 anni, poté finalmente gustarsi la vittoria che aveva lungamente cercato. Nell'81 Hinault tornò, e Joop incocciò in un brutto Tour: 4°, ad oltre 18 minuti, ma, soprattutto, dietro al coetaneo Van Impe (2°) e al "chi è costui" Alban (3°). Ma la modestia del panorama, lo fece risalire alla sua preferita posizione nell'edizione successiva: per la sesta volta secondo, anche stavolta dietro Hinault. A 37 anni, si lanciò ancora verso il Tour del 1983, ma rimediò una batosta: 23° a quasi 48 minuti dal vincitore Laurent Fignon. Il vento era cambiato per Joop: l'età pesava e gli avversari anche per Hinault erano arrivati, nelle vestigia di due giovani che lo avevano accompagnato nei primi anni di carriera, come, appunto, Fignon e Greg Lemond. Ed in quel Tour '84 Fignon diede una sonora lezione a Hinault, lasciandolo ad oltre 10 minuti, mentre Joop finì 30°, ad un'ora e sei minuti. Ma la corsa a cui Zoetemelk s'era donato anche troppo, doveva ancora riservare qualche soddisfazione al tulipano che, nel 1985, approfittando dell'assenza di Fignon, che avrebbe certamente posto la corsa su altri ritmi ed intensità, ritornò a respirare, a 39 anni, aria di buona classifica: finì 12°, ad un quarto d'ora dal vincitore Hinault. Il suo ultimo Tour, a 40 anni, nel 1986: 24° a 57' dalla Maglia Gialla finale, Lemond.
Certo, Zoetemelk, non è stato solo questa corsa, e lo si vedrà dopo, ma alla Grande Boucle era troppo affezionato (la Francia è stata più che una seconda patria per lui: sua moglie è francese e tuttora vive a Seine-et-Marne). Lì ha colto il record delle partecipazioni (ben 16 volte al via e tutte portate a termine), una vittoria nel 1980, sei secondi posti, ed 11 vittorie di tappa. Era un dovere, soprattutto per lui, partire in questa disamina, dalla corsa che vedeva più cara. Ma qui, e mi perdonerà, non s'è visto il suo potenziale massimo, non è stato secondo me un grande: un po' per il carattere così discreto, per una sua concezione nell'interpretare il ciclismo dei GT, dove l'osare gli era troppo lontano e poi, perché s'è trovato a correre nel suo lungo corso francese, anche su un segmento dove la modestia degli avversari era tangibile e lui poteva raccogliere almeno un'altra vittoria.
Constatazione che non viene smentita più di tanto dal successo nella Vuelta di Spagna '79 (ne corse un'altra nel '70, finendo 6°). In altre parole, se la grandezza di Zoetemelk dovesse circoscriversi ai GT, non potremmo parlare di grandissimo corridore, ma semplicemente, non senza una punta di generosità, di ottimo. Joop diventa grande per quel resto che, a mio giudizio, con l'intensità dettata dalla volontà, ha curato poco e solo nella fase calante della carriera.
Grandezza, che si determina nella longevità, nella straordinarietà di una vittoria al Campionato Mondiale a 39 anni, nel 1985, grazie ad un colpo di tattica e di lucidità da finisseur, che ne denotavano valori enormi, solo in parte posti sul tavolo di carriera. Grandiosità che si evince dalle 195 vittorie complessive, e da un palmares che vede, seguendo il susseguirsi delle sue stagioni: due Campionati Olandesi (1971 e '73), il Thropée Polymultipliee '72 e '79, Nizza-Seillans '73, Parigi Nizza '74-'75-'79, Settimana Catalana '74, Giro di Romandia '74, Giro d'Olanda '75, GP di Isbergues '75 e '77, l'Attraverso Losanna '75-'76-'77-'78-'79, la Freccia Vallone '76, Tours-Versailles (GP d'Au-tunno) '77, Parigi-Camembert '77, GP di Lugano '78, Blois-Chaville '79, GP Cerami '80, Ronde van Pijnacker '81, G.P. de la Cote Normanne '82, Tour du Haut Var '83, Tirreno Adriatico '85, Veenendaal-Veenendaal '85, Amsterdam-Centrum '86, Amstel Gold Race '87. A questi traguardi vanno aggiunte tappe a tutte le manifestazioni di questa tipologia a cui ha preso parte.
Insomma, il buon Zoetemlek, con quattro classiche, di cui una, l'Amstel, colta addirittura a quasi 41 anni, nonché quell’iride che fece piangere non poco i baldanzosi giovanotti Lemond ed Argentin, è stato un tangibile, anche in quelle gare di un giorno che ha troppo sacrificato per il Tour. Non è mai venuto al Giro, ed anche questa è una pecca non da poco. Tra l'altro, in questo modo, ha lasciato sul terreno dei possibilissimi successi: in Italia, quando non c'era Hinault, gli avversari si sarebbero chiamati Moser e Saronni, gente che non lo valeva di certo. Morale: Joop Zoetemelk è stato un grande, ma nonostante il raccolto, lascia una punta d'amarezza. Poteva fare di più.
Maurizio Ricci detto Morris