Nato a Toyes il 26 giugno 1968. Completo. Professionista dal 1989 al 1998, con 29 vittorie.
Corridore di grande talento e pure assai completo, ma con un carattere difficile, scontroso e talvolta oltre i limiti del concepibile. Su queste particolarità ha senz’altro inciso il difficile rapporto col padre che lo portò sovente a fuggire di casa fin dalla tenera età. Di origine spagnola si mise in luce da subito, in particolare nelle corse aspre ed in quelle contro il tempo e solo per guai fisici non andò alle Olimpiadi di Seul. Contrariamente agli accordi col selezionatore della Nazionale francese, che prevedevano ancora un paio d’anni fra i “puri”, nel 1989 passò professionista, accasandosi in Spagna, nella blasonata Reynolds-Banesto di Perico Delgado e dell’emergente Indurain. Dopo un anno di apprendistato, nel ’90 vinse da campione una tappa della Vuelta delle Asturie e finì 3° nei Mondiali dell’Inseguimento. Nella stagione successiva, era già un faro del movimento francese grazie ai successi nel Campionato Nazionale su strada, nel GP Plouay, nella Bordeaux-Cauderan, nei GP di Hendaye e di Leves, nonché nella 3a frazione della Bi-cicletta Basca. Impiegato nel ‘92 come spalla di Indurain a Giro e Tour, trovò modo di mettersi in evidenza in diverse tappe ed al Giro finì 3° nella Classifica finale dei Giovani. Nell’anno colse un paio di successi a Riom e nel prologo del Tour di Romandia. Nel ’93, scalpitante come non mai, trovò modo di litigare con Echavarri, diesse della Banesto e con lo stesso Indurain in una tappa del Giro, precludendosi la possibilità di continuare il rapporto nella formazione spagnola, ma per il resto vinse corse significative come il GP Nazioni a cronometro, una tappa e la Classifica dell’Etoile de Besseges, una tappa della Parigi Nizza, 2 tappe e la Classifica del GP Capital in Portogallo, nonché diversi piazzamenti, fra i quali un 2° posto nella frazione di Senigallia al Giro d’Italia. Passato alla Castorama fu autore di un ottimo ’94, vincendo dapprima la Parigi-Camembert, indi il prologo al Tour di Romandia (chiuso 2°), la crono di Bologna al Giro d’Italia, che gli valse per un giorno la Maglia Rosa (chiuse il Giro 9°), poi, dopo un Tour de France dove pur andando bene fu costretto al ritiro, andò a vincere la Vuelta a Burgos che impreziosì con 2 successi di tappa, nonché la Clasica San Sebastian. Atteso ad una ulteriore crescita di risultati nel ’95, invece, anche a causa di una caduta alla Quattro Giorni di Dunkerque, che gli procurò la frattura di una clavicola, deluse. Nell’anno vinse la Coppa di Francia e il Trofeo Polymultipliee. La chiusura della Castorama e la sua fama di atleta difficile, quasi lo costrinse alla disoccupazione nel ’96. Alla fine trovò l’ingaggio alla Casinò, allora piccola formazione e nell’anno non vinse nulla. Nel ’97 tornò alla Banesto, orfana di Indurain che si era ritirato, per fare il gregario di Olano e tornò al successo, cogliendo la Clasica de Sabinanigo. Molto meglio il ’98, sempre al team spagnolo, quando diede una grande dimostrazione di forza al Dauphine Libere, indi vincendo la Route del Sud ed una tappa della stessa. Sembrava ritornato ad alti livelli, invece, quelli furono i suoi ultimi fuochi. Nel ’99, passò all’italiana Amica Chips, ma non combinò nulla e si ritirò.
Maurizio Ricci detto "Morris"