Nato ad Anderlecht (Bel) il 13 giugno 1920, deceduto a Rebecq-Rognon (Bel), il 17 settembre 1970. Professionista dal 1942 al 1961, con 43 vittorie.
Oggi, un corridore come Keteleer, sarebbe tranquillamente un campione di prima grandezza, per la sua duttilità, solidità, completezza e per quella grande disponibilità a correre su ogni terra, con la medesima volontà di servire tanto il pubblico, quanto i capitani e, solo da ultimo, se stesso.
Aveva fame Desire, una fame che sentiva forte fin da bambino, quando ben presto per le condizioni di vita della sua famiglia, fu costretto a coprirsi di sforzi per ritagliarsi il pane. La bicicletta era uno sfogo che destinò subito a mestiere, ancor prima di diventare professionista. E quando lo divenne, fece presto a far fruttare ovunque le sue qualità. Nella sua carriera lunga 20 anni, più che le 43 vittorie, ci sono 40 squadre e nessun giorno da individuale. Sempre accasato a seconda della terra dove andava a correre, e correva tantissimo. Qualcuno potrebbe vederlo come un mercenario, ma in realtà era solo un onesto lavoratore della bicicletta. Uno che scelse di correre molto per altri, su tutti Fausto Coppi e Alfred De Bruyne, perché era il modo che gli veniva più congeniale e meno rischioso per guadagnarsi la pagnotta. Tanti sforzi, ma anche tanta classe. Il suo palmares, per la varietà delle vittorie lo dice e se poi si considera che il suo spunto veloce, spesso giungeva appannato per il gran lavoro svolto, ben si capisce che non è per nulla esagerato considerarlo un gran corridore. Tra i suoi successi, la Freccia Vallone 1946 è la stella, ma attorno gravitano una miriade di vittorie di tappa in tutte le più grandi corse a frazioni, esclusa la Vuelta (a cui non ha mai partecipato), semiclassiche come la Roubaix-Huy, Bruxelles-Spa, Kampenhout-Charleroi-Kampenhout, Wezembeek-Oppem, corse a tappe come il Giro di Romandia. Insomma, l’anima belga di Fausto Coppi, alla faccia di chi guarda solo il palmares e fa i conti che anche uno che non sa cosa sia la bicicletta può fare, è stato un atleta che fa piacere ricordare come un esempio di costanza, dedizione e qualità ciclistiche. Tra l’altro, era pure stilisticamente un gran pedalatore.
Maurizio Ricci detto "Morris"