Da BenoixRoberti Dom Mar 15, 2015 11:28 pm
vallelvo ha scritto:Ammiro tutti i ciclisti, meno uno quello di sempre.
Mi piace anche Quintana, però se il numero lo fa un italiano, tanto meglio.
Ci mancherebbe, quando vince un italiano sono felice per il movimento ciclistico per cui nutro un affetto infinito.
Ma il ciclismo professionistico deve essere arte e l'arte non ha confini, se ne fotte dei passaporti e delle origini.
Trovo il ciclismo non possa disgiungersi dall'avere fame, non intesa come quella tremenda che uccide.
In questi popoli emergenti (ciclisticamente) trovo parecchia fame ed anche classe. A parte la Colombia dove il ciclismo è una fede, non è facile la vita del ciclista in Africa, in Sudamerica ed Asia.
Questo significa che queste persone hanno qualcosa in più.
E torno agli italiani ... perché quando abbiamo fame noi siamo artisti eccelsi.
Poi capita che troviamo l'artista e lo copriamo di ogni peggiore nefandezza e diceria, ma questa è un'altra storia.
Concludo con Quintana. E' uno spettacolo da vedere. In genere i colombiani sono/erano un po' sgraziati.
Questo è bello ed armonioso anche nell'estetica.
Mi piacerebbe un giorno leggere qualcosa di Morris, alla sua maniera, sul "sacerdote andino".
La magia sportiva ha bisogno dei suoi poeti.