Nato a Padova il 18 luglio 1933, deceduto a Padova il 6 dicembre 1970. Passista pistard. Professionista dal 1957 al 1969 con 27 vittorie escluse le minori su pista.
Non aveva la taglia fisica e lo stile dei grandi pedalatori, ma una potenza incredibile, che l’ha proiettato sulla storia del pedale, come uno dei migliori specialisti dell’inseguimento, ed uno dei richiami su ogni pista del mondo per quasi tre lustri. Di piccola statura, riusciva a sprigionare una forza notevole ed una ritmicità mozzafiato. Cresciuto nella scuola della Ciclisti Padovani, società storica del ciclismo su pista italiano, non pensò mai di darsi compiutamente alla strada fin da ragazzino, ben consapevole, tra l’altro, che una simile scelta gli avrebbe tolto la possibilità di guadagnare più soldi. Dopo buone indicative sulle sue qualità di forza e resistenza – era bravo sia nell’inseguimento, sia nel chilometro con partenza da fermo – Leandro esplose nel 1954 vincendo i Campionati Italiani dell’inseguimento, prova fin lì dominata dagli olimpionici Mino De Rossi e Guido Messina nel frattempo passati fra i prof. Due settimane dopo sul velodromo di Colonia, Leandro battendo il britannico Norman Sheil, si laureò Iridato della specialità. Un “veni, vidi, vici” che fece clamore. L’anno seguente si confermò in Italia, ma giunse 3° ai Mondiali. Ed arrivò l’anno olimpico che s’aprì con due sconfitte un po’ amare nella prova amica, ad opera del nuovo fenomeno del ciclismo mondiale,.il forlivese Ercole Baldini. Costui lo superò sia nella finalissima dei Tricolori che a quella dei Mondiali di Copenaghen. Ai Giochi di Melbourne non c’era ancora il Torneo Olimpico dell’Inseguimento (arriverà a Tokyo ’64) e Faggin fu dirottato su quello a Squadre e nel Chilometro con partenza da fermo.
La classe e la forza di Leandro esplose in tutto il suo splendore, vinse infatti l’Oro sia nella prova individuale col gran tempo di 1’09”8, e sia in quella a squadre (con Gasparella, Domenicali e Gandini). Nel ’57 passò professionista ed aprì un ciclo che, a ben pensarci, ha dell’incredibile. Per 12 anni consecutivi, '57 - '68, vinse i Tricolori dell’Inseguimento (nel ’59 vinse pure il Titolo nell'omnium). Ai Mondiali, in quel lasso, non uscì mai dai primi 4. Fu 4° nel '57, 2° nel '58, 4° nel '59 e nel '60, 3° nel '61 e ancora 2° nel '62. Nel ’63 sulla pista belga di Rocourt si laureò per la prima volta Campione del Mondo battendo l’olandese Peter Post. Nel ’64 fu 2° dietro al belga Ferdinand Brake, ma vinse il Titolo Iridato a spese dello stesso Brake nel '65 e '66. Fu poi 3° nel '67 e '68. Nel suo palmares sono finite 9 Sei Giorni, colte sui velodromi di tutto il mondo e stabilì 4 Record Mondiali (2 da dilettante, nel “Chilometro” in 1'09"20 e sui 5 km in 6'15"40; 2 da professionista nei 5 km, prima in 6'06"40 e poi 6'02"40, anche se il suo miglior tempo l'ottenne con 5'57"8, il 19 luglio 1962 al Vigorelli di Milano). Un male incurabile lo portò alla morte a fine ‘70, a soli 37 anni.
Maurizio Ricci detto Morris