Nato a Sant’Angelo all'Esca (Avellino) l’8 luglio 1943. Passista veloce. Professionista dal 1963 al 1968 e nel 1972, con 19 vittorie.
Nella storia di questo corridore ci sono tutti i cromosomi che contraddistinguono l’emigrante, le sue pene e la voglia di farsi prestissimo una ragione delle cose e darsi una risposta in termini di prospettiva. Carmine si trasferì in Belgio, a Ferciennes, assieme alle quattro sorelle per seguire il padre minatore nella vicina Charleroi. La scuola belga ed i coetanei gli insegnarono a guardare la bicicletta con gli occhi della popolarità e la prospettiva d’un mestiere. Fatto sta, che appena finite le scuole minime, iniziò a fare il vetraio, poi il cameriere, fino all’autista d’inverno e il corridore part-time d’estate. Ma era bravo sulla bici, dove il suo metro e sessantacinque diventava un gigante. Poche ore per dormire e gli svaghi stavan tutti nella fatica. In tre anni da debuttante a dilettante accumulò 80 vittorie: 37 nelle categorie più giovanili, 43 fra i “puri”. La Pelforth-Sauvage, squadra francese, ma da sempre internazionale con particolare riguardo verso i corridori del Benelux, lo mise sotto contratto professionistico al compimento dei 20 anni, ma Carmine continuò a lavorare, perché lo stipendio era poco. Ciononostante, le sue risultanze agonistiche continuavano ad essere ottime. Dal giorno del passaggio, alla fine della stagione fu allo start in 20 corse, ne vinse 4: il GP Zellik, il Criterium Puteaux e due frazioni del GP Parisien. Si piazzò nei primi dieci in tutte le altre (fu 4° nella Parigi Tours), salvo l’ultima, il Giro di Lombardia, dove finì in gruppo: 29°. A ritmi simili, visto che ancora lavorava, la sua carriera non avrebbe potuto che essere corta. Nel ’64 continuò a piazzarsi tantissimo, ma solo in estate decise di abbandonare il lavoro da autista: vinse il Campionato Interclub dell’Hinaut e il GP Ferriere, fu 2° nella Bruxelles-Verviers, nella Mandel-Leie-Schelde, in tappe al Dauphine Liberé, nel Giro di Lussemburgo e, soprattutto, al Giro di Lombardia.
Il 1965 fu il suo anno migliore. Si preparò finalmente come gli altri, solo sul ciclismo, con tanto di ritiro in Riviera. Vinse in successione la Genova Nizza, la Bruxelles-Verviers, si piazzò nei primi dieci nella Freccia Vallone (6°), nella Gand Wevelgem (7°), nel Giro delle Fiandre (7°) e nella Parigi Bruxelles (8°) e poi, il 2 maggio, scrisse il proprio nome nella Liegi-Bastogne-Liegi. Lo fece con una volata contestata su Adorni. La giuria riconobbe l'infrazione di Preziosi, lo multò di mezzo milione, ma lo giustificò sostenendo che se non si fosse appoggiato sarebbe caduto e gli lasciò la vittoria. Dopo il grande colpo, Carmine vinse il GP Hesselt. Nel ’66 fu assunto dalla Bianchi: vinse la tappa di Sassari nel Giro di Sardegna, il Circuito di Teramo, ed a fine stagione fece suo il Giro dell'Emilia. Nel ’67 passò alla Molteni. Si impose nel Giro del Belgio e in una tappa dello stesso, rivinse la Bruxelles-Verviers e s’aggiudicò il GP Denderwindeke.Si trasferì nuovamente nel ’68, stavolta alla francese Frimatic-De Gribaldy dove vinse la sua ultima corsa: il GP del Frejus. Continuò a correre fino al ’72, ma gli sforzi fatti in gioventù lo avevano minato e non riuscì più a riaffermarsi.
Maurizio Ricci detto Morris