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    David Moncoutié

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    David Moncoutié - Pagina 2 Empty David Moncoutié

    Messaggio Da Lemond Mer Giu 04, 2014 9:05 am

    Promemoria primo messaggio :

    "Ma liberté de rouler"

    Prefazione

    Che emozione! Quante gioie e quante vittorie dobbiamo a lui! Ma soprattutto soddisfazioni di ogni genere, che vanno oltre una corsa ciclistica. Io non voglio ripercorrere qui la carriera di D.M. , corridore ciclista, professionista per sedici anni, di questo si occupa lui stesso, e con vero talento, in questo libro. Voglio semplicemente rammentare che questi sedici anni sono stati vissuti tutti con la maglia bianco-rossa della Cofidis.  Smile  David è arrivato da noi nel 1997, l'anno della nascita della squadra diretta (allora) da C. Guimard ed è rimasto fino al 2012. In uno sport dove l'individualismo e la caccia ai grossi contratti sono spesso la regola, una simile fedeltà stupisce. Ma essa non è dovuta al caso e richiama alla mente l'esempio di un certo R. Poulidor e la sua Mercier. Non è neppure un caso se David è stato un corridore (come Poupou) molto popolare.  Very Happy
    Ciò detto, in un mondo dove non si passa facilmente da una cosa all'altra, ci si potrà stupire di vedere di nuovo Cofidis, impresa specializzata nel credito "online" e telefonico, cooperare con lui allorché il Nostro, timido di natura, si impegna a raccontarci i suoi ricordi ... Ma da noi la fedeltà è un valore condiviso e poiché David si è molto speso per noi, siamo particolarmente lieti di aiutarlo a far capire oggi, specialmente ai giovani, ciò che lui ha sempre cercato di dimostrare durante la sua carriera: lo sport aiuta a crescere e il ciclismo in particolare, se ben praticato, è un formidabile "ascensore sociale" e non impone in nessun modo il ricorso al doping! (continua)

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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 26, 2014 8:36 am

    La questione che mi si pone sul podium è, se come i precedenti vincitori della corsa, diventerò professionista? Dire che non ci penso, sarebbe esagerato, ma nemmeno che sia un mio chiodo fisso, tutt'altro e mi tenta molto invece l'idea di tentare il concorso alla Posta e lo preparo tutte le volte che ho un po' di tempo libero. Altra questione, che non mi è stata posta all'arrivo, ma che molti lettori non mancheranno di farmi mentalmente è come ho vissuto il doping fra gli amatori. Soggetto molto vasto, che meriterebbe un libro da solo ... Devo dire che, benché ne volessi sentir parlare il meno possibile, ho sentito comunque molto spesso dire che il tale e il tal altro hanno vinto solo perché erano *carichi*. E si parla anche di ex-prof ritornati fra i dilettanti che vanno forte grazie e non si qual prodotto. Che rispondere? Due cose:
    a) Che questi prodotti non devono essere miracolosi, perché io, che non uso niente, arrivo comunque abbastanza spesso a batterli. Wink
    b) Che hanno il buon gusto di essere discreti, perché durante i miei tre anni passati fra i seniores, non ricordo di aver mai visto un corridore ... doparsi. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 29, 2014 9:27 am

    Tuttavia non voglio dipingere un mondo ideale, perché la vita non è mai completamente rosa; per esempio sono convinto che il denaro uccide certe corse fra i seniores. Si è creata una "mafia", corridori che si alleano fra loro, per vincere tutti i premi e basta che lo "speaker" annunci un traguardo parziale, perché costoro raggiungano subito la testa del gruppo e si spinge, si sbanda ed in questi casi si passano dei momenti difficili, finché non hanno intascato il premio. Per me il solo modo di evitare quel rullo compressore è di aspettare le salite e lo faccio, però le mie prestazioni hanno attirato su di me l'occhio dei "signori delle corse" i quali mi giudicano degno di far parte del loro gruppo, ma si tratta, è ovvio, di un regalo avvelenato. Infatti basta poco per accorgermi che prendo meno di quello che guadagno, in altre parole io lavoro per loro! Sad Ma devo farmene una ragione, perché ho compreso che da tempo ci sono certe leggi consolidate in gruppo e andar contro significa restare solo, con tutti gli altri che ti corrono contro. L'importante è che nessuno mi chieda di comprare o vedere corse o di doparmi, sul resto posso transigere. Inoltre mi concentro sulle corse nazionali, lontane dalla mafia locale e così termino quarto al Tour du Doubs e vinco la seconda corsa in quella stagione, una delle più reputate del Sud-Ovest: il G.P. de Meyrueis, dove, due anni dopo di me, si imporrà A. Vinokourov. E termino la stagione trionfando nel G.P. de Capdenac-le-Haut, dove nel '94 mi ero dovuto accontentare del secondo posto. Il bilancio del mio secondo anno senior è buono, ma M. Theze mi consiglia di dare una svolta decisiva alla mia carriera, approfittando del fatto che dovrò svolgere il servizio militare: raggiungere il Battaillon de Joinville. Tale struttura è stata creata proprio per permettere il miglioramento dei talenti e L. Fignon, R. Virenque sono passati di lì, così come M. Platini, M. Bossis e H. Leconte. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 01, 2014 8:38 am

    Au battaillon de Joinville

    Le corse sono finite, ma il ciclismo continua, perché l'interstagione è sempre occupata dai mutamenti. Personalmente decido di cambiare club e il nuovo, che ha sede vicino a Toulouse è quello che ha portato P. Louviot, L. Jalabert e f. Moncassin al professionismo. Tuttavia, a rischio di deludere tutti i miei estimatori, sono sempre esitante sull'avvenire, perché penso sempre che il ciclismo professionista sia rischioso, mentre postino è un mestiere sicuro, che mi permetterebbe anche di continuare a correre. Dunque, preferendo la concretezza, mi iscrivo al concorso delle Poste, che avrà luogo in primavera. Nell'attesa devo, o no, raggiungere il battaglione? Questa possibilità mi attrae, anche perché sarebbe la garanzia di non dover perdere il mio tempo con gli affari militari. Di conseguenza faccio le valige e vado a Fontainebleu il 1° dicembre 1995. Lì trovo altri ciclisti, come il futuro campione olimpico di V.T.T. (sarebbe la mountain-bike in francese) M. Martinez e tre stradisti, che diventeranno miei compagni. La stagione comincia bene e fra l'altro, riesco a vincere una corsa piuttosto piatta, partendo all'ultimo km, una vera rarità, per uno scalatore quale sono. Sotto la direzione di M. Theze vado come mai prima, grazie anche agli allenamenti collettivi del nostro battaglione di ciclisti. L'ambiente è molto buono e i doveri militari si limitano a qualche guardia notturna. Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Ago 03, 2014 9:32 am

    Con il B.J. scopro le classiche parigine: corse lunghe, ritmate, dove s'impara a stare in un gruppo. Malgrado le mie lacune, termino ottavo e nono, prima di vincere alla fine di aprile, due tappe al Tour dell'Auvergne. Poi c'è il Tour delle Manche, una corsa molto più difficile di quel che si crede, con dei numerosi *raidars* (nota, non so che significhi questo termine e neppure se è scritto giusto, ma forse si tratta di un certo tipo di corridori, magari adatti ai "raids"?) Vinco una tappa, ma perdo la corsa, arrivando secondo in classifica generale, con due secondi di ritardo da D. Pagnier, la vedette del C.S.M. Persan. Anche nella Ronde de l'Isard riesco a salire sul podium: terzo, dietro V. Cali e il mio compagno Pavlov. Dopo cinque giorni di corsa, sono definitivamente rassicurato sulle mie facoltà di recupero, tanto più che nello stesso mese di maggio mi prendo la rivincita su Cali, nel Tour del Sidobre. Una stagione lunga con il B.J, ma anche con la squadra nazionale, nell'ottica di una partecipazione ai campionati del mondo espoir a Lugano.
    Sono sempre orgoglioso di portare quella maglia e sono al settime cielo quando mi selezionano per andare in Spagna a disputare il Tour di Navarra, che è stato vinto in passato da Lucien Van Impe.
    E' una corsa a tappe molto montagnosa, la qual cosa sembra un gran bel test per me. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mer Ago 06, 2014 9:07 am

    In Spagna si è svolto tutto piuttosto bene fino al penultimo giorno, allorché mi arrivò qualcosa di impensabile, che merita di essere raccontato. Era il giorno della cronometro e sono arrivato alla partenza con circa quattro minuti di ritardo e i commissari sono un po' disorientati, perché ormai non si aspettavano più di vedermi; tuttavia parto "a testa bassa", per cercare di rientrare nel tempo massimo. Ma la mia è una situazione strana: nessuna vettura davanti, né dietro e nemmeno segnalazioni sul percorso. Tutto ad un tratto delle auto, ma non del seguito, bensì automobili che venivano in senso inverso! Dove sono? Non so niente e mi sento del tutto perso, perché ero troppo concentrato sul mio sforzo per conservare il minimo senso dell'orientamento. Alla fine, chiedendo spesso informazioni, arrivo al mio albergo, ma naturalmente senza passare la linea del traguardo e, con grande mia onta, sono eliminato! Sad Il d.s. è C. Bérard, ex compagno di squadra di B. Hinault, che credeva di aver visto tutto nel ciclismo, ma un corridore scomparso durante una crono, mai! E ho l'impressione che non mi avrebbe più perdonato. Ma invece preferisce prenderla per scherzo e mi conferma la sua fiducia, perché sa che di solito sono un corridore coscienzioso e nel corso di quella stessa stagione mi selezionerà ancora nella squadra e anche per il campionato del mondo di Lugano. Wink
    A metà stagione i miei buoni risultati cominciano a colpire molti e ho saputo più tardi che G. Gay ha contattato C. Guimard per sussurrargli che "da noi c'è un ragazzino che va ..."
    Ma quel ragazzino, intanto, ha vinto il concorso alla Posta il che significa che non devo più inquietarmi circa il mio avvenire: distribuirò le lettera la mattina e poi andrò a correre il pomeriggio. Wink
    Sto proprio pensando a questo quando rispondo al telefono e chi chiama è C. Guimard in persona, il più prestigioso d.s. francese, quello che ha condotto L. Van Impe, B. Hinault e Laurent Fignon in giallo a Parigi. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 08, 2014 9:08 am

    Non rammento bene le sue esatte parole, mi ricordo però che è stato piuttosto breve e diretto; doveva costituire una nuova squadra e mi proponeva 15.000 franchi al mese. Credo di aver accettato subito, senza neppure fare una domanda, mentre lui mi ha indicato quello che avrei dovuto fare e cioè che mi avrebbe preparato un contratto da firmare alla fine di agosto, in occasione del campionato di Francia "espoir". In quel caso ci fu una persona pazzo di gioia ed era mio padre, che si immaginava di già che avrei realizzato grandi colpi al più alto livello. Io invece resto abbastanza misurato, cercando di analizzare e comprendere quello che mi era arrivato. prima di tutto il salario, ai miei occhi è enorme, tanto più che si tratta di un contratto di due anni, si direbbe quasi una rendita! Very Happy E poi non dimentico che ho vinto anche il concorso alla Posta e, nel peggiore dei casi, se nei due anni di professionismo, mi accorgessi che non va, potrei benissimo ritornare fra i dilettanti e distribuire le lettere, come mio padre. Wink Insomma prendo questo contratto inatteso per quel che è : una possibilità, oltre che un'avventura. Non ho assolutamente niente da perdere, perché sarò pagato solo per fare quello che amo. Wink
    Intanto riprendo la mia stagione per disputare nella squadra nazionale il Tour dell'Ain, una corsa "open" (dilettanti e professionisti). Il ritmo è rapido, ma l'ambiente è simpatico e ho trovato i "miei appartamenti" in coda al gruppo, per evitare le cadute. Qualche professionista si interessa di me, perché sa che ho firmato con Guimard e non mi posso impedire di provare un sentimento di fierezza. Wink Fra i professionisti c'è C. Rinero, mio vicino che ho incontrato spesso fra i dilettanti e che si fa notare vincendo la prima tappa, ma alla fine dei cinque giorni la classifica sarà guidata da un dilettante: D. Delrieux.
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    Messaggio Da Lemond Lun Ago 11, 2014 9:24 am

    Sul rapporto che fa, C. Bérard scriverà: " Capace di buone cose quando è in giornata, David si adatta male agli imprevisti della corsa." E' un bilancio non troppo lusinghiero, anche se è vero che sono stato spesso in fondo al gruppo, facendomi vedere davanti solo quando la strada si inerpicava, allorché, anche con i professionisti, mi potevo far valere. Ma il Tour dell'Ain ha confermato quello che chi mi conosce ha sempre detto; che sono incapace di "limare"! Detesto la tensione che mi procura lo stare con le mani sui freni, nel timore di una possibile caduta. Sad Per evitare tale stato d'animo mi lascio scivolare in coda, non più accerchiato dalle ruote e quel margine di sicurezza mi rende quasi felice. I d.s. invece non l'apprezzano molto. Very Happy
    Mi rendo conto altresì che il ritmo dei prof è molto diverso da quello che conoscevo e la corsa di solito è spezzata in tre: la prima parte, finché non si è sviluppata la fuga, ciascuno può essere coinvolto, se vuole, e comunque occorre essere molto concentrati, perché è un continuo susseguirsi di scatti e la corsa può decidersi da un momento all'altro. Nella seconda parte c'è il duello, a ritmo più calmo, fra i fuggitivi e il gruppo e in quel periodo si può respirare e conversare con i propri compagni e/o amici da poco conosciuti. Finché comincia la terza parte, quando la velocità si alza all'improvviso e io mi ritrovo in fondo al gruppo, attento a non perdere l'ultima ruota. In quei momenti non c'è tempo per niente, perché tutto il corpo è teso nello sforzo. Ma tutto sommato forse è quello il momento che preferisco, perché, quando si è in fila indiana, si corrono meno rischi. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mer Ago 13, 2014 8:44 am

    Mi si permetta una parentesi sui rischi: è un'evidenza che il mestiere del ciclista è molto rischioso e me ne sono accorto già nel mio primo anno fra i cadetti, che fu anche quello della prima caduta. Era una corsa nel mio dipartimento alla fine del mese di agosto e pioveva in maniera violenta. Scivolo in una curva, più paura che male, rimonto in sella e boom, scivolo di nuovo e questa volta con molto più dolore e quel giorno finì lì. Tuttavia non mi pareva di essere maldestro, fino allora non ero mai caduto e nelle discese seguivo con tranquillità, insomma non era il mio punto debole. D'altra parte ricordo nel 2002, quinto anno di professionismo, di aver compiuto delle belle discese al Tour. Però ci sono state poi (2006 e 2007) due grosse cadute che potevano porre fine alla mia carriera. E da quel momento confesso che non ho avuto più la forza/voglia di correre grossi rischi. Quanto allo stare dentro il gruppo, a contatto di gomito e accerchiato, quello non l'ò mai potuto sopportare! D'altra parte ciò era dovuto anche alla mancanza di esperienza, perché ho sempre cercato la fuga, già dalle mie prime esperienze. Wink Ritornando all'ultima stagione da dilettante, avevo ancora due corse: il campionato francese (espoir) in Vandea e il campionato del mondo a Lugano. Nel primo caso niente da fare, non avevo proprio gambe e mi è dispiaciuto moltissimo, perché C. Guimard era lì, pronto a farmi firmare il contratto. Comunque sia quella formalità fu sbrigata e Cyrille mi ha messo in contatto con F. Van Londersele, il futuro allenatore, perché, mi disse "tu devi lavorare parecchio quest'inverno". Poi ha aggiunto qualcosa per presentarmi il nostro sponsor: Cofidis. Al campionato del mondo arrivo 28°, ma senza pesare mai sulla corsa e quell'anno rammento che gli italiani realizzarono una tripletta con grande facilità. Sad
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    Messaggio Da Lemond Sab Ago 16, 2014 8:48 am

    Sono passato prof il 1°/1/1997, un grande giorno per me e per il Consiglio municipale del mio paese, che ha organizzato un ricevimento per festeggiare. I miei genitori sono in estasi e ricevo incoraggiamenti da tutti i presenti, ai quali rispondo con una voce poco rassicurata, perché è inutile che mi ripeta che in questa avventura non ho nulla da perdere, perché ...
    Nel mese di novembre precedente ero andato a eseguire dei test in un ospedale specializzato della regione parigina e lì avevo incontrato David Millar, che era l'altro neoprofessionista della Cofidis in quell'anno. E' presente anche C. Guimard per conoscere il valore del nostro VO2Max. Detesto tutto ciò e immagino che Millar abbia ottenuto un buon risultato, mentre io non domando neppure l'esito e in sedici anni di corriera, non ho mai conosciuto questo valore. Ho già (credo) avuto modo di dire che non sono mai stato un adepto della scienza e della tecnica, mi baso sopratutto sulle sensazioni, per esempio rammento il modo della mia conversione ai pedali automatici. Nel 1994 la società ciclistica mi ha spinto a cambiare bici, prendendone uno su misura e mi sono lasciato convincere, ma per i primi tre mesi mi sono intestardito a correre con quella vecchia, con i reggi piedi, lasciando l'altra sull'auto. Wink Insomma ho la tendenza a preferire le buone, vecchie abitudini allo "charme" dell'alta tecnologia. Così ho utilizzato un cardiofrequenzimetro, per non far arrabbiare l'allenatore, ma non appena ho ottenuto i miei primi buoni risultati e, con essi l'indipendenza, mi sono subito sbrigato a metterlo da parte. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Lun Ago 18, 2014 10:17 am

    Dunque, non so qual è il mio VO2Max, ma rammento bene che Cyrille ci ha portati a mangiare al ristorante ed è appunto a quel desinare che ci siamo conosciuti e io, che non ho mai avuto grande memoria, mi ricordo piuttosto bene di quel dialogo. "Quali sono le tue ambizioni?" - Voglio essere felice - "Ma codesta non è un'ambizione!" - E' la mia. Very Happy Alla fine Guimard si è reso conto che non scherzavo e mi ha invitato a spiegarmi meglio. E allora - l'obiettivo della mia carriere sarebbe quello di partecipare al Tour de France, almeno una volta - Non sono sicuro che C.G. mi abbia trovato sufficientemente ambizioso e avrà anche pensato che non sarei durato molto in questo mestiere.
    In ogni caso ero motivato e mi allenavo con grande passione e tanti km. agli ordini di F. Van Londersele. La squadra (Cofidis-Le Credit par téléphone) era composta da venti stradisti, più un pistard (Arnaud Tournant, un vera montagna di muscoli). I leaders erano Maurizio Fondriest, per le classiche, e Tony Rominger per le corse a tappe. E poi, si è aggiunto anche l'americano Lance Armstrong che, come Fondriest era un ex campione del mondo e, a venticinque anni, presentato dagli specialisti, come uno fra i più dotati ciclisti di sempre e, oltre al campionato del mondo aveva vinto anche una Freccia vallone, però ...
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    Messaggio Da Lemond Gio Ago 21, 2014 9:07 am

    Ma Armstrong non correrà più, lo si sa dal campionato del mondo di Lugano, quando ha annunciato, nel corso di una terribile conferenza stampa, che soffre di un cancro ai testicoli. La notizia ha fatto l'effetto di una bomba, nel ciclismo e anche su di me in particolare, perché sapevo che doveva essere uno dei miei "leader". Non che fossi particolarmente triste, perché non lo conoscevo, però mi faceva impressione una simile sfortuna: un cancro a venticinque anni. Sad Avevo timore ad incontrarlo, perché, timido di natura, non avrei saputo proprio che dirgli, ma i programmi erano che avremmo dovuto riunirci tutti a Lille (corridori e quadri) nel mese di dicembre. Ciò che mi impressionò all'appuntamento fu la qualità dell'accoglienza: l'albergo è splendido e il servizio formidabile e c'è di tutto, anche un tensiometro, ma ciò che mi meraviglia di più è un accappatoio da bagno con i colori della squadra, è di una qualità magnifica e vent'anni dopo lo porto ancora spesso. Wink Come non sentirsi fiero di tutto ciò!? Naturalmente quel giorno conosco quelli che saranno i miei compagni nella stagione successiva e, fra essi, C. Rinero, che già  conoscevo bene e la cui presenza mi rassicura. Ci sono molti francesi (i più noti sono F. Moreau e N. Jalabert) e, oltre ai learder, gli americani che ha fatto venire Armstrong: F. Andrieu, B. Julich e K. Livingston.
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    Messaggio Da Lemond Sab Ago 23, 2014 9:22 am

    Armstrong è là, un po' in disparte con i suoi tre amici ed è impossibile non notarlo: senza capelli, nemmeno le sopracciglia e una grande cicatrice sul cranio. Sono andato subito a stringergli la mano, come ho fatto con gli altri leader, ma probabilmente non sa chi sono, perché nel corso dello stage non mi sono certo fatto notare. Durante la riunione mi sistemo in fondo e così per il desinare, accanto a Millar, perché entrambi comprendiamo che è nostro dovere essere discreti. Ho già detto che è il primo stage e a Lille, nel mese di dicembre, fa un freddo glaciale (meno cinque) e per uscire in quelle condizioni bisogna veramente volerlo. Ma noi siamo riuniti proprio per provare le nostre nuove bici, costruite da Fondriest e chi vediamo arrivare per primo in sella? Lance Armstrong con un berretto in testa e la giacca antivento. Che tipo e che coraggio, tutti noi lo guardiamo, pieni di ammirazione, perchè notizie molto allarmanti girano sul suo conto. Ho sentito dire che i medici lo hanno condannato e che non vedrà l'estate. Nessuno, assolutamente nessuno, poteva immaginare quel giorno che avrà una seconda vita sportiva. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Ago 26, 2014 1:55 pm

    Altre immagini mi ritornano in mente, legate queste al secondo "stage", al quale però L. Armstrong non partecipò, perché era ritornato neli S.U.A. Rammento una sortita in cui sono caduto due volte, la qual cosa ha contribuito di sicuro alla mia nomea di corridore maldestro. Per fortuna, il penultimo giorno, mentre tutti si impegnano come in corsa, ho l'occasione di fare la mia parte in una salita (Madeloc). Voglio vedere chi arriva primo, esclama Cyrille! Subito la fila si allunga e i rapporti si fanno più duri. C. Rinero accelera e io lo seguo; quando mi volto, mi accorgo che abbiamo fatto il buco e allora scatto e passo da solo in vetta. Wink Resto comunque modesto, perché questo è solo uno "stage" e quasi tutti i corridori sono ancora in rodaggio, ma in ogni modo quella piccola vittoria mi rassicura, vedo bene che ho la condizione per potere stare con i pro. Quel giorno ricevo il programma per le prime settimane e rammento poi che il mattino della prima corsa (G.P. de la Marseilleuse) ero meno stressato di quanto mi ero immaginato. Mangio in tranquillità e mi preparo e, solo al momento della partenza, mi sento un po' intimidito dal trovarmi insieme a quei corridori che, fino all'anno scorso, vedevo in TV. Wink La corsa parte subito con una fuga, il gruppo non insegue e per la vittoria tutto è già deciso in partenza. Fra i fuggiaschi è R. Virenque ad inmporsi. Da parte mia non ho potuto far nulla e sono un po' deluso, perché speravo in una corsa più movimentata. Sad
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    Messaggio Da Lemond Gio Ago 28, 2014 8:14 am

    Rimango nel sud su richiesta di C.G. e, mentre una parte della squadra disputa l'Etoile de Bessèges, accumulo km. di allenamento sotto il sole e poi la sera mi unisco a loro. Il caso vuole che divida la camera con P. Gaumont, un ragazzo al quale non assomiglio molto, diciamo anzi che siamo quasi opposti. In ogni modo Philippe si rivela molto simpatico e mi dà buoni consigli per la miglior integrazione possibile nella squadra e fra questi, come regola generale c'è quella di rispettare i compiti che ci vengono assegnati la mattina nella riunione pre-corsa. Se mi si dice di prendere la prima fuga, devo farlo. A conoscerlo meglio, P. Gaumon presenta due facce: quella del compagno rispettoso e poi il capobanda che si permette tutti gli eccessi, come ha raccontato, del resto, nel suo libro. Si è dopato, ha moltiplicato i festini a non finire, ha approfittato in tutti i sensi di quella che lui chiamava la vita, ma purtroppo ormai non è più fra noi! Sad
    Però credo che di non poterlo giudicare, perché quella era la sua vita e non la mia. Posso solo dire che trovo tutto ciò molto triste. Ho letto quel libro, così come quello di C. Bassons. Gaumon afferma che il ciclismo professionista è uno sport totalmente e irrimediabilmente "aiutato" e che per vincere corse un buon medico è ben più necessario che un allenatore. E' un discorso condiviso da quasi tutti allora, ma, ciò malgrado, ho sempre pensato invece che anche uno che non si dopa ha possibilità; però in effetti, se, come sarà il caso, resterò fedele alle mie convinzioni, avrò parecchie difficoltà a lottare per la vittoria nelle grandi corse, in particolare quella che per me è la più grande: il Tour.
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    Messaggio Da Lemond Dom Ago 31, 2014 10:33 am

    Philippe mi citerà più tardi, nel suo libro, come esempio, dichiarando che io ero contro il doping e, per conseguenza, non mi dopavo ed ho sotto gli occhi un articolo che Paris Match ha ripubblicato dopo la sua morte: "Della Cofidis (una ventina di corridori) se ne conoscono solo due che non hanno mai preso niente: l'estone J. Tombak e il francese D. Moncoutié. "La mano sul fuoco" i dirigenti della squadra giurano oggi che di Moncoutié ce ne vorrebbero almeno dieci in ogni squadra. Gaumont si rammenta però che, all'epoca, gli stessi dirigenti prendevano in giro David, perché non voleva mettere la "velocità superiore". In quel momento della carriera sono lontano da ogni storia e guardo solo al T. del Mediterraneo, che preparo con scrupolo, perché è la mia prima corsa a tappe come professionista. Mario Cipollini vince le prime due tappe, Michele Bartoli trionfa al Mont Faron, mentre E. Magnien si aggiudica la classifica generale. Onestamente penso di essere riuscito a ottenere quello che la squadra voleva da me, ma è chiaro che in salita non funziona come fra i dilettanti, non riesco a rimontare il gruppo quando e come voglio. Sad Tuttavia, l'ultimo giorno al colle della Gineste, che precede l'arrivo a Marsiglia, Guimard mi chiede di tentare e io attacco! Faccio il buco, resto in testa per un certo tempo, ma poi mi riprendono. Però ho provato, mi sono messo in evidenza e la sera a tavola avrò qualcosa da raccontare. Wink In classifica ho concluso al 34° posto ed è abbastanza perché C.G. mi selezioni per la Tirreno-Adriatico, la più bella corsa a tappe italiana, dopo il Giro e per questo Cyrille mi ammonisce che sarà molto dura. In effetti il ritmo è impressionante e, nei finali, l'andatura è talmente elevata che non posso proprio pensare di attaccare, mi basta solo restare in gruppo. ma ho l'impressione di non essere ridicolo di fronte a tanti campioni e in una tappa, vinta da Bartoli, sono riuscito ada arrivare 23°. Wink Il mio obiettivo è terminare la prova, ma nell'ultima tappa mi ritrovo a terra e ci vuol tempo per cambiare bicicletta. Il circuito finale è molto corto e, al ritmo di corsa, ho paura di perdere un giro e non essere classificato! Ho le lacrime agli occhi quando B. Quilfen mi spinge di nuovo in corsa: troppo tardi, il gruppo è arrivato! I commissari decidono di tenermi in gara egualmente a causa dell'incidente avuto e termino in classifica, secondo francese, dopo Laurent Roux. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mer Set 03, 2014 1:21 pm

    Ma collettivamente la squadra non va e l'ottimismo ha lasciato spazio a tutt'altro sentimento; ciò non riguarda certo Armstrong, bensì gli altri presunti "leaders". M. Fondriest, sul quale contavamo molto, si rivela fuori forma, anche se regala alla Cofidis la sua prima vittoria nei professionisti: il 26 febbraio in una tappa della Vuelta Valenciana, è nettamente insufficiente e C. Guimard glielo fa sapere a chiare lettere! Quanto a Rominger si potrebbe chiedere a "Chi l'à visto?" La pressione intorno a noi monta e i giornalisti ridono di questa squadra, piena di star sempre in fondo al gruppo. Sad E ciò è talmente vero che C.G. deve fare di me un esempio per gli altri, ma io, è ovvio, fo quel che posso, cioè arrivo nelle prima parte del gruppo. Di fronte alle critiche, sempre più pressanti, alcuni corridori si difendono: "Se volete dei risultati occorre che ci forniate le medicine appropriate, altrimenti non possiamo lottare ad armi pari con le altre squadre". (EPO e ormoni della crescita) Quel giorno la mia reazione fu di restare in silenzio, lasciando fare agli anziani; è un atteggiamento che ho avuto spesso, a cominciare dalla scuola e uso spesso tutt'ora, anche in casa, con grandi arrabbiature di mia moglie, che non gradisce questo mio mutismo. Però, anche se sono stato zitto, dentro di me ho ben chiaro che il doping, come temevo, è presente in misura massiccia nel professionismo, ma quello di cui sono sicuro è che io non voglio mettere in nessun caso in pericolo la mia salute! D'altra parte, se nei dilettanti sono arrivato a vincere senza nessuna medicina, forse saprò farlo anche nei pro. Wink In ogni caso, non ne fo una questione di etica, non giudico chi la pensa diversamente, solo che per me, prima di tutto viene il mio corpo e, se dovrò fare solo la carriera di gregario, va bene anche così. In ogni modo per il momento sono tranquillo, perché era consuetudine di lasciar stare senza doping i neo-pro per due anni. E in quei due anni io mi prospettavo di vivere una bella avventura. Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Set 07, 2014 9:15 am

    Doping o no, io vivevo una bella avventura. A proposito devo fare un
    precisazione che varrà una volta per tutte: so che il doping esiste, ma so
    anche che non mi riguarda e ogni giorno vado all'allenamento con grande
    motivazione e vero piacere. Wink E poi, l'ò già detto, sono felice di scoprire
    sempre nuovi paesaggi, nuovi paesi e di dormire in begli alberghi e, in più,
    guadagno anche bene per praticare una cosa che farei anche gratis. Wink
    Francamente, nella mia situazione, nessuno può obbligarmi a fare una cosa o
    un'altra!
    Che ne ho fatto dei miei primi soldi? Quello che fanno generalmente tutti i
    ciclisti, mi sono comprato un'auto nuova, però ho preso una macchina che mi
    assomiglia e cioè una Polo, perché non mi attirano per niente le grosse
    cilindrate e, poiché la mia mi fa arrivare dove voglio, ne sono sodisfatto.
    Wink
    Tornando al ciclismo, dopo aver lavorato per Nicolas Jalabert, vittorioso in
    due prove della Coppa di Francia, vo al Tour di Romandia, ma la mattina del
    prologo ho la febbre alta e sono coperto di placche rosse e quindi non
    parto. Ho la "rubéole" e devo rimanere una settimana a letto e ritroverò la
    competizione dopo venti giorni. Cyrille, per indurirmi, mi impone un
    programma piuttosto carico: quattro corse a tappe in un mese. Se pensavo che
    come neo-pro avrei corso poco, mi ero proprio sbagliato! Alla bicicletta
    basca il tempo è alla pioggia giornaliera, ma per il momento non mi
    dispiace, più tardi invece ... Al Midi Libre stesso discorso e mi rammento
    che una mattina sono arrivato in tenuta estiva, mentre tutti gli altri
    avevano infilato K-Way e sopra ... (non so come si dice). Termino poco dopo
    la cinquantesima posizione sia il Midi Libre che il Giro di Svizzera, ma non
    dimentico che al Giro del Lussemburgo ho messo in scena la mia più grande
    fuga, fino a quel momento, fra i pro. Eravamo nella seconda tappa e c'erano
    attacchi continui. quando L. Debiens è venuto a cercarmi in fondo al gruppo
    (erano lì i suoi appartamenti, avrebbe detto il Magro). Vieni avanti
    (cretino), che ci fa lì, tu devi stare con noi per infilarti/ci in qualche
    fuga. Naturalmente ho obbedito, perché come neo-pro devo seguire le
    consegne, e mi sono ritrovato nella fuga buona. , insieme a L. Roux, S. O'
    Grady e altri due. E sono stato tutto il giorno davanti: un allenamento
    molto proficuo, che non ha lasciato traccia nel mio palmarès, ma che mi ha
    dato molto morale. La sera ero molto contento del mio colpo. Wink
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    Messaggio Da Lemond Gio Set 11, 2014 11:18 am

    La corsa più difficile mi attendeva: il T.d.S. dieci giorni con parecchie montagne, ma ciò che mi inquieta di più non è la corsa in sé, ma il fatto che alla partenza mi sento di già consumato dall'accumulazione degli sforzi prodotti nella stagione. Per questo motivo accetto, su consiglio del mio medico di fiducia, di farmi iniettare ferro e vitamina B. E' permesso dal regolamento, ma confesso di essere stato parecchio stressato a l'idea della puntura. I miei compagni mi dicevano che ero grullo a preoccuparmi per delle vitamine, quando quasi tutti gli altri si facevano l'Epo, ma non mi sentivo a mio agio e nella mia carriera non ho quasi fatto più uso di questo strumento, ma avremo modo di tornarci sopra. In ogni modo mi sono comportato piuttosto bene in questo Giro, vinto da un francese.: C. Agnolutto. Rammento di essere arrivato 14° nell'ultima tappa (quella regina) in un gruppetto dove c'erano O. Camenzind (campione del mondo) e J. Ullrich, che vincerà il Tour un mese dopo. Una prestazione onorevole dunque, tanto più che sento, senza sentire, che in molti si sono aiutati in previsione del grande appuntamento di luglio. Ma io non posso/voglio parlare di ciò, perché nemmeno all'interno della mia squadra sarei capace di spiegare chi e che cosa facevano o no. A quel momento il doping resta un segreto e non ho mai avuto voglia di "sfrugliare" nei segreti degli altri.
    Solo leggendo il libro di P. Gaumont mi sono fatto un'idea precisa di ciò che all'interno della Cofidis è stato fatto a partire dal 2005, ma nel 1997 potevo solo arguire, in base al "briefing" dell'inizio di stagione, che C. Guimard e tutti i nostri D.S. sapevano che il doping duro era entrato in gruppo e parecchi miei compagni lo reclamavano per il principio delle pari opportunità. Wink E potevo anche dedurre che quasi tutti chiudevano gli occhi, i soli che penso non sapessero niente erano i vertici della Cofidis, rappresentati da F. Migraine, il P.D.G. era là per pagare e i "piccoli" segreti dei corridori non lo riguardavano. Quindi le affermazioni sicure che posso fare sono che: "Mai il dottor Prevost, medico della squadra, mi ha suggerito un medicamento dopante, mi ha solo consigliato una cura di vitamine, durante le corse a tappe." Questo discorso ci ha allontanato dal ciclismo, ma mi sembra andasse almeno accennato.
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    Messaggio Da Lemond Mar Set 16, 2014 8:52 am

    Ritorno al ciclismo, per dire che la mia stagione non era per niente finita, anzi non eravamo neppure a metà. Cyrille approfitta del campionato di Francia per fare il bilancio dei miei primi sei mesi: "Sono contento "in primis" perché hai portato a termine tutte le corse a tappe e presto capirai anche te che in questo modo hai salito un livello . Queste parole mi dettero molta fiducia, anche se il Tour non era nel mio programma quell'anno, ma lo seguii in TV e tramite il mio amico Rinero, che invece era stato selezionato. In quella corsa cade e si ritira, con una clavicola rotta, il nostro leader Rominger. (E lì finisce anche la sua carriera) La sola buona notizia per Cofidis è la vittoria a Perpignan di L. Desbiens, mentre in classifica il nostro miglior piazzamento è quello di B. Julich (17°). Sad Quanto a me, la sola prestazione degna di nota è a Zurigo, classica di Coppa del Mondo, vinta quell'anno da Rebellin. Con quel grande cast riesco ad andare in fuga a 15 Km dall'arrivo, attaccando in un muro al 18%. Per qualche minuto questo piccolo neo-pro resta in testa da solo, però poi il sogno si interrompe, perché prima sono ripreso da un gruppetto e poi termino la mia corsa in un fossato. Sad In ogni modo alla fine ricevo i complimenti di B. Quilfen. La stagione non ha portato alla squadra quello che sperava e tutti noi sappiamo che nel 1998 dovremo "girare pagina", un anno che, sappiamo, vivremo senza lance Armstrong, del quale non abbiamo quasi notizie, solo i rumori che girano e che sono piuttosto contraddittorii: qualcuno annuncia la sua convalescenza, mentre altri persistono col pericolo di morte, solo una cosa è certa: non ha accettato la diminuzione del contratto che gli ha proposto F. Migraine e ha preferito chiudere con noi, probabilmente è convinto che potrà riprendere meglio la carriera con uno sponsor americano.
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    Messaggio Da Lemond Sab Set 20, 2014 9:15 am

    La stagione 1998 si annuncia piena di cambiamenti: la partenza ufficiale di Lance Armstrong, che ha scelto l'U.S. Postal, ma più sorprendente è l'abbandono di C. Guimard. Durante l'inverno c'è stata la messa in liquidazione di una fabbrica di bici di cui si era occupato e ha dovuto dare le dimissioni da Manger Cofidis, perché il PDG della nostra squadra non sopporta nessuna contro pubblicità. Un parola su M. Migraine, il nostro PDG è un appassionato di ciclismo, in particolare del ciclismo su pista, perché suo figlio Luc è stato un buon pistard per diversi anni. E' un personaggio piuttosto impressionante, dotato di un fisico da giocatore di rugby (come avanti) Wink. Quando ci viene a trovare si sente che ci ama, che la passione per lo sport e per i corridori è vera e se ti dice che ti apprezza, ci puoi credere e insomma per me è sempre stato un amico.
    Penso di aver avuto un buon rapporto anche con Guimard, pur se non passava molto tempo con me, perché aveva molte altre gatte da pelare in mancanza di risultati, ma era attento e credo che accettasse il mio modo di intendere il ciclismo; in tutti i casi gli sono molto riconoscente per essere stato il primo a credere in me.
    La sua partenza lascia un vuoto, ma non completo, perché gli altri D.S. sono rimasti e fra questi B. Quilfen diventa il numero uno per il settore sportivo, mentre il Manager amministrativo sarà A. Bondue. Un nuovo "leader" è con noi, al posto di Rominger, che ha cessato l'attività, si tratta di F. Casagrande (detto Nando), che accompagno al Tour del mediterraneo, dove vince la prima tappa. Poi lo ritrovo al Tour di Romandia, dove il Nostro va bene e tutti giorni è con i migliori sulle le salite e arriva terzo nella classifica finale. Da parte mia, dopo aver lavorato per lui, sono riuscito a salvare un 18° posto finale, il che mi permette di ottenere punti UCI. Ovviamente sono molto contento di me e mi accorgo che anche tutta la squadra è sodisfatta; infatti ricevo complimenti da tutti, a ripensarci anche troppi. Ex post ho saputo che in quell'anno una buona parte del gruppo va ormai con l'EPO, il che fa apprezzare molto di più le mie prestazioni acquisite con l'acqua minerale. Smile Il mio ematocrito era al 42% e stavo rivaleggiando con gente che andava al 60%!
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    Messaggio Da Lemond Gio Set 25, 2014 9:50 am

    Nessuno ha preteso che mi adeguassi, ma sono stato invitato a pensare a quali sarebbero stati i vantaggi se avessi "professionalizzato" il mio modo di "fare il mestiere". E A. Bondue, mi dice sottovoce: "Immagina un po' se dovessi fare come gli altri, è un peccato non sfruttare il tuo talento! Fai come vuoi, ma se dovessi cambiare idea, puoi discuterne con il dott. Vezzani". Costui è il nuovo medico della squadra, ma non ho nessuna intenzione di rivolgermi a lui perché mi "aiuti", in ogni modo agisco con cautela, riportando la questione a più tardi e, intanto sto bene attento a non parlarne con nessuno. I miei compagni sono adulti e facciano pure quel che vogliono, ma io non voglio immischiarmi né in un senso né nell'altro, la sola cosa che m'importa è correre più tempo possibile, ma a condizione di rispettare me stesso e le mie convinzioni. Esse però non si sono mai situate sul terreno del bene e del male e infatti non ho mai pensato che quelli che si sono dopati sono dei "***" , no hanno solo creduto che il "doping" facesse parte del modo di essere professionista, allo stesso titolo dell'allenamento.(nota mia, d'altra parte c'è chi crede che andare ad *assistere* alla messa tutte le domeniche sia un dovere Very Happy ) In altre parole era/è la norma e quindi alla fine, ero piuttosto io a pensare che il mio comportamento un po' mancava di professionalismo, perché rifiutavo di fare quei sacrifici "indispensabili" al mestiere. Per fortuna in qualche modo riuscivo a ottenere risultati, cosicché A. Bondue, alla vigilia del campionato di Francia, mi fa firmare un nuovo contratto di due anni, con il salario raddoppiato. Wink Senza aver chiesto niente sono passato a 30.000 franchi al mese, il che mi pare enorme! Ho solo ventitré anni e mi sembra di essere già diventato ricco, il che significa che nel ciclismo ci si può guadagnare bene la propria vita, senza dover far ricorso al doping. Wink
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    Messaggio Da Lemond Lun Set 29, 2014 9:56 am

    Ciò detto, durante il campionato di Francia per me c'è solo il buio: sono lasciato quasi subito e al terzo giro decido di abbandonare, perché quelli davanti vanno veramente troppo forte e devo contentarmi di vedere il finale alla televisione con Jalabert, Leblanc e Virenque che termineranno nell'ordine. Non sono nella selezione per il Tour e quell'anno la Cofidis se ne sortirà con onore; all'inizio con L. Desbiens, che porterà per due giorni la maglia gialla, in seguito C. Rinero prenderà quella "à pois" per conservarla fino a Parigi, infine vincerà anche la classifica a squadre, oltre che poi, individualmente, B. Julich sarà terzo, Rinero quarto e R. Meier settimo. Tour quasi perfetto. Wink Però credo di non aver bisogno di rammentare che i risultati quell'anno interessano poco il grande pubblico, perché il 1998 è diventato famoso per lo scandalo più grosso che abbia attraversato la storia del ciclismo. Tutto ebbe inizio con l'arresto, prima de "Le Gran Depart", di W. Voet, uno dei medici della Festina. Nel suo bagagliaio i doganieri, alla frontiera Belgio/Francia, avevano trovato cinquecento dosi di prodotti dopanti. Alcuni corridori, arrestati in seguito e interrogati dalla polizia, alla fine confessano. Quell'otto luglio mi trovavo a Villar-de-Lans, dove era stato organizzato uno "stage" in altitudine per preparare la fine di stagione per coloro che non avrebbero partecipato al Tour. Mentre stavamo per partire, arrivò la bomba! Leggo l'inquietudine sul volto dei miei compagni e anche F. Van Londersele è agitato e si mette al telefono, senza quasi più uscirne. Io invece non ho altre preoccupazioni, se non quella di andare ad allenarmi e, anzi sono piuttosto contento di veder esplodere questa faccenda. (nota mia, questa da parte sua è proprio l'illustrazione di quando si dice vedere il dito e non la luna). Intanto Francis non perde tempo : riunisce i corridori presenti e ordina loro di sbarazzarsi (nel caso ...) di ogni prodotto sospetto e poi, aggiunge di stare attenti alle conversazioni telefoniche, perché ... C. Saugrain mi sussurra, passando: "E' una buona notizia per te, perché se tutti smettono, potrai vincere diverse corse. Wink. Lo Stesso discorso, più o meno, me lo fa Francis. E io mi immagino che ormai potrò lottare ad armi pari con tutti (nota mia, pia illusione). Sad
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    Messaggio Da Lemond Mar Ott 07, 2014 9:19 am

    Questo scandalo, dal quale è notorio che sono fuori, fa tirare un sospiro di sollievo ai miei genitori, che, pur avendo fiducia in me, un qualche timore che potessi cedere alle lusinghe dentro di loro lo avevano sempre avuto. Ormai invece si sentono sicuri sul mio avvenire e la mia salute. Wink E poi, perché ho rifiutato il sistema, da quel giorno il mio nome sarà spesso citato come esempio positivo sulla stampa. Però, voglio approfittare di questo libro per sottolineare un elemento che i giornalisti non hanno mai preso in considerazione e cioè che ho avuto veramente fortuna nella mia carriera e mi spiego:
    a) essere recrutato da C. Guimard, la cui filosofia era quella di far crescere pian piano i neo-pro;
    b) A. Bondue mi ha prolungato il contratto prima dell'affare Festina, evitandomi così di pormi questioni sul mio avvenire e infine
    c) lo scandalo è esploso mentre io stavo ancora imparando a correre, quindi, anche volendo, il doping per me non ci poteva ancora essere.
    Immaginiamo tuttavia che il caso non fosse scoppiato, che mi fossi ritrovato a fine ottobre, senza contratto e qualcuno mi avesse detto a chiare lettere: "O accetti le regole degli altri, così da ottimizzare il tuo talento oppure ritorni fra i dilettanti", quale sarebbe stata la mia reazione? Avrei accettato di terminare lì la mia carriera? So soltanto che il mio sogno era quello di correre almeno una volta il Tour e per questo desiderio sarei stato disposto a cedere? Credo di no, anzi sono sicuro che personalmente non avrei mai messo in pericolo la mia salute, però se fossi stato in una squadra con dei medici che erano capaci di spiegare che l'EPO non era per niente pericoloso, che avrei fatto? Non posso dirlo e quindi confermo che ho avuto una "fortuna sfacciata" a non essere costretto a scegliere. Very Happy Questa possibilità altri non l'ànno avuta e molti sono caduti nel doping, convinti che non ci fosse altra via. Tuttavia qualche sfortuna l'ò avuta anch'io, perché al Tour di Vallonia, la prima corsa dopo l'interruzione sono subito caduto e rotto la clavicola: Per me la stagione 1998, indimenticabile per molti aspetti, finisce lì. Ma riporto tutte le mie speranze sul 1999 e credo fermamente nel "nuovo ciclismo" che si annuncia. Wink
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Ott 07, 2014 10:15 am

    Verrebbe da dire parecchio.
    Ha avuto una fortuna sfacciata ...???
    Possibile, ma alcuni passaggi sono molto romanzati.
    Ci sono dei passaggi concettuali che non sono per nulla chiari.
    C'è un minimalismo individuale di fondo abbastanza stucchevole, con una ricostruzione molto comoda.
    Non dico altro in attesa di capire "il nuovo ciclismo che si annuncia" del 1999.
    Lemond
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    Messaggio Da Lemond Lun Ott 13, 2014 10:18 am

    Una rinascita, è così che tutte le squadre francesi presentano la stagione ciclistica 1999, e sinceramente il modo di dire mi pareva giusto. Molte cose sono cambiate e, per Cofidis, posso testimoniare che niente è più la stessa cosa. Nel primo "stage" A. Bondue ci ha riuniti per dire, ridire e ridire ancora che il doping è finito! Poi viene F. Migraine per avvertirci che al minimo ... ci sarà il licenziamento immediato e infatti, fra gli effettivi di quest'anno, è inutile cercare F. Casagrande, controllato positivo al Giro del Trentino e al Tour de Romandie. Per rimpiazzarlo la squadra ha scelto il prodigio del ciclismo belga: F. Vandenbrouke, che arriva insieme ad altri tre compatrioti. proprio lui comincia forte l'anno e fedele alla sua reputazione si aggiudica il G.P. La Marseillaise, l'Het Volk, una tappa alla Vuelta Andalusa, alla Parigi Nizza e alla Tre Giorni di La Panne e, per finire trionfa nella Liegi, dopo essere arrivato secondo alla Ronde. La "Doyenne" me la ricordo perfettamente, perché ho preso il via con la consegna di lavorare per lui. Alla vigilia Frank ci aveva detto che avrebbe attaccato sulla salita di Saint-Nicolas e la domenica è partito proprio lì ed è stato ... impressionante. Wink
    Per quanto mi riguarda, avevo debuttato la stagione nel migliore dei modi e avevo ottenuto nel Tour del Mediterraneo il mio primo podio fra i professionisti: terzo nella tappa regina, quella del monte Faron. Quel giorno rammento il gruppo perdere di continuo corridori ed io invece, con mia sorpresa, ero ancora con i primi. A un km. dalla cima siamo infine rimasti in tre e gli altri due sono Belli e Rebellin, due scalatori. Sono un po' preciso per lottare per la vittoria, ma mi accorgo che esisto: non subisco più la corsa come l'anno passato, bensì ne sono diventato un attore. Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 18, 2014 9:12 am

    Dopo il settimo posto in classifica al Tour del Mediterraneo vado alla Tirreno-Adriatico, dove mi piazzo nella IV tappa, poi ritorno in Francia per il Criterium International e nella mattinata con arrivo in salita, sento di avere buone gambe e passo all'attacco. Durante tutta l'ascesa sono persuaso di ottenere la prima vittoria da professionista, ma, disgrazia per me, D. Rebellin opera lo scatto finale e mi passa a cento metri dall'arrivo; non so se ridere o piangere e il perché (dei due corni del dilemma) è ovvio. Anche nella crono pomeridiana sono all'altezza, il che mi permette di finire al quinto posto finale e la cosa è molto incoraggiante per il seguito della stagione. E infatti continuo a sorprendermi, perché nella Paris-Camemberr io, che non sono assolutamente uno sprinter, riesco ad arrivare secondo nel gruppo dei primi inseguitori del vincitore isolato: Fabiano Fontanelli. Mi sembra evidente che il ciclismo sia cambiato, perché ormai riesco a staccare con regolarità corridori che l'anno prima ... E allora comincio a diventare più ambizioso, a immaginare un "palmarès" a cui non avrei mai pensato nel 1998. Se il doping non è stato completamente sradicato, non ha più quei tentacoli dell' "era Indurain", ormai affronto molti corridori ad armi pari e ciò spiega come possa spesso andare in fuga e resistere. Questa è la mia opinione alla partenza del Delfinato, nonostante la sorprendente sospensione per sei mesi del nostro "leader" F.V, punito per i suoi rapporti con B. Sainz, un personaggio sul quale pesavano numerosi sospetti di pratiche dopanti. Ma io penso al Delfinato, una corsa che per un "grimpeur" è la più bella del calendario francese, dopo il Tour. La prima tappa, però, è un calvario, perché mi sento male e arrivo ultimo, dopo essermi fermato per diverse minuti alla "toilette" di una stazione di servizio, pronto ad abbandonare. Ma A. Deloeuil riesce a spronarmi e a farmi arrivare entro il tempo massimo e sento di aver fatto molto bene, perché la sera a tavola mi sento molto meglio e ho mantenuto il morale. Wink

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