Slegar ha scritto: prof ha scritto:Faccio anche notare, ma con un debolissimo flatus voci, che siamo quasi a metà stagione e dell'altro grande "fenomeno" e cosiddetto "campione" (di Stato) del ciclismo italiano, parlo dell'altro isolano, non si hanno notizie. Per fortuna c'è qualche sprovveduto, imbeccato da "esperti" senza vergogna, che crede che ciò sia quanto richiede una "moderna" preparazione per il Tour.
Che ci vuoi fare, è lo sport "moderno".
Molte affermazioni di Sandro Donati mi trovano in disaccordo, ma su qualcuna sono perfettamente allineato. Una di queste è che gli allenamenti in altura, per chi in altura non ci vive ci aggiungo, servono per mascherare il doping.
Oh, ciao carissimo. Non ti nascondo che è un piacere ritrovarti.
Non c'è dubbio alcuno, in altura ci si va per quello, sono d'accordo anch'io. Il nostro comune amico Ben pone degli interrogativi che a tutta prima mi sgomentano un po'; siamo, in pratica, al "Che fare".
Non avrei l'età che ho, l'esperienza che ho, la passione che ho, la conoscenza degli uomini che ho, se non avessi nella mia testa un mio "Che fare".
Lo dico con assoluta certezza: non voglio "campioni di Stato" perché mi fanno schifo, non voglio un ciclismo fantasma, dove si appare sulla scena per poche corse l'anno; voglio di converso un ciclismo difficile e duro per corridori veri che si scontrano da Marzo at Ottobre in Giri da 4000 e passa km e classiche da 250/270. In pratica voglio il contrario di ciò che accade ora: voglio uno sport ove sia facile individuare chi si dopa e chi no. Non c'è bisogno di grandi investimenti in antidoping: chi corre poco è uno che si dopa, molto semplice. Chi offre prestazioni altalenanti è uno che si dopa. Chi corre sempre e offre prestazioni costanti nel tempo, è uno che non si dopa.
Siamo sempre li': se pensiamo che Eddy per correre (e vincere) Sanremo, classiche belghe,
Giro e Tour, Giri di preparazione (Romandia, Delfinato, PN, Baschi e quant'altro), classiche di chiusura e tutto nello stesso anno, per poi stare sulla breccia per oltre un decennio, avesse bisogno di doping allora, mi sento di dire, non abbiamo capito niente di doping e né di ciclismo.
Questo per dire che fare dell'antidoping serio è la cosa più' facile del mondo, basta volerlo. Se non lo si fa è perché vi sono camarille da proteggere, federazioni da incentivare, interessi criminali da sviluppare.
Non sono per proclami e sanzioni draconiane: tutto nella massima semplicità. Sei positivo? Uno/due anni di squalifica e via, altro
giro. Business as usual ...
In questo il ciclismo ha la fortuna di presentare la soluzione