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    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 Empty Anti-Doping e Tritacarne mediatico

    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Dic 20, 2013 7:17 pm

    Promemoria primo messaggio :

    Una notizia tristissima, ma per fortuna poco fa lo hanno dichiarato fuori pericolo.
    Jonathan Breyne ha assunto un mix di farmaci per suicidarsi.

    http://www.sudinfo.be/886506/article/sports/cyclisme/2013-12-20/le-cycliste-mouscronnois-jonathan-breyne-a-tente-de-se-suicider-apres-l-annonce

    Due giorni fa era stata dichiarata la sua positività al clenbuterolo.
    http://www.ciclopassione.com/t767-bollettino-delle-positivita-all-antidoping#2701

    C'è solo una parola (tristezza) ed un groppo in gola Crying or Very sad

    Ps. Jonathan è di Mouscron come Frank Vandenbroucke. Stavolta almeno, i corsi e ricorsi storici non ci sono stati. Sad

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    Messaggio Da UribeZubia Gio Apr 16, 2015 9:07 pm

    Il procuratore federale belga ha chiesto una condanna di due anni per Greg Van Avermaet nell'inchiesta che ruota attorno al dottor Mertens.

    http://www.gazzetta.it/Ciclismo/16-04-2015/doping-greg-van-avermaet-corticosteroide-rischio-squalifica-mertens-richieste-110473447137.shtml
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    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 Empty Re: Anti-Doping e Tritacarne mediatico

    Messaggio Da Morris l'originale Ven Apr 17, 2015 7:21 am

    UribeZubia ha scritto:Il procuratore federale belga ha chiesto una condanna di due anni per Greg Van Avermaet nell'inchiesta che ruota attorno al dottor Mertens.

    http://www.gazzetta.it/Ciclismo/16-04-2015/doping-greg-van-avermaet-corticosteroide-rischio-squalifica-mertens-richieste-110473447137.shtml

    Mitico Uribe, dovessi giudicare questa storia in una battuta, non riuscirei ad andare oltre a: "è una cagata pazzesca!".

    Ciao!
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    Messaggio Da UribeZubia Gio Mag 07, 2015 5:20 pm

    Per l'appunto, Greg Van Avermaet è stato assolto. Nessuna violazione del regolamento.

    http://www.gazzetta.it/Ciclismo/07-05-2015/doping-van-avermaet-assolto-nessuna-violazione-regolamento-110721635054.shtml
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    Messaggio Da vallelvo Gio Mag 07, 2015 6:11 pm

    Come sempre, Morris aveva ragione: Grande.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Mag 07, 2015 6:18 pm

    Devo dire che sono molto contento. Adesso potrò continuare ad attaccarlo come il re dei perdenti. Smile
    A meno che un giorno, FINALMENTE, vorrà smentirsi.

    Le accuse nei suoi confronti erano davvero tragicomiche, degne di questo sport autolesionista.
    In Belgio, almeno, il diritto sportivo ha ancora un senso ed una dignità.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Lug 18, 2015 5:01 pm

    LA VERGOGNA DELL'ANTIDOPING

    Leggete questa notizia di Tuttobiciweb e l'immancabile commento forcaiolo.

    :::
    Carlo Calcagni, tesserato della Federciclismo, è risultato positivo al controllo disposto dal Comitato Italiano Paralimpico (Cip) il 27 giugno a Levico Terme, in occasione dei Campionati Italiani Assoluti di Ciclismo Paralimpico. Lo comunica il Coni a seguito degli esami eseguiti dal Laboratorio di Roma che hanno rilevato la presenza di Mesterolone Metabolita.
    :::

    Commento del solito coglione col forcone:
    :::
    Senza problemi
    Si vede che di problemi non ne ha abbastanza per rovinarsi cosi stai a casa a prendere il sole che e meglio
    :::

    Per fortuna Andrea Magnani ottimo direttore di Bikenews riporta la notizia alla sua reale natura e c'è da rabbrividire per quello che questa vergognosa e corrotta antidoping del Coni arriva a compiere:

    :::
    Attenzione a Calunnie e Diffamazioni a mezzo Web Cari lettori - Le leggi sono in vigore anche in rete e vanno rispettare come vanno rispettate le persone. Altrimenti chiedete a Vostra madre di ricordarVi l'educazione dimenticata.

    BIKENEWS.IT - IL CASO:
    Calcagni sospeso in via cautelare dopo un controllo antidoping effettuato ai campionati Italiani di Levico Terme, ma la sostanza rilevata è un medicinale salva vita.
    Coriano, 18 luglio 2015 - Siamo vicini a quest'uomo che grazie alla passione per il ciclismo, riesce ogni giorno a vincere la battaglia per la salute e che prima che ciclista è stato militare dell'Esercito Italiano, Colonnello dell'Aereonautica, impegnato nella missione internazionale in Bosnia, dove ha contratto una grave malattia per avvelenamento da uranio impoverito. Come è noto da parte delle migliaia di persone che lo seguono sul suo profilo social, Carlo Calcagni è un eroe dei nostri tempi, che con coraggio e mille sacrifici, dedica la sua complicata vita, oltre che alle proprie cure, anche al ciclismo, tanto da annoverare sul proprio palmares numerosi titoli olimpici e nazionali.
    La vicenda per chi la conosce come noi di BIKENEWS.IT, non puo' che far riflettere su come la lotta al doping, possa essere meglio regolata per controllare la salute nello sport di chi come Calcagni, è continuamente sotto cura con medicinali salva vita, da parte della Sanità pubblica, la quale non può non informare Centro e Procura Antidoping, anch'essi organi come Coni e Federciclismo dello Stato Italiano, che questo ex militare in congedo, ha servito con devozione e fedeltà in passato.
    Auspichiamo che a seguito della presentazione dei certificati medici che attestano l'utilizzo del medicinale salva vita necessario al Calcagni, contenente il Mesterolone Metabolita, sia presto chiarita la posizione di questo campione fra i campioni e che gli venga prontamente annullata la sospensione alle competizioni, restituendo dignità a quest'uomo di valore incommensurabile, permettendogli anche di vestire i colori azzurri ai prossimi campionati mondiali di fine luglio a Nottwil in Svizzera. (di Andrea Magnani - redazione BIKENEWS.IT)

    :::

    Edit: Aggiornamento importante

    Il Colonnello Carlo Calcagni è stato completamente scagionato! cheers

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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Nov 19, 2015 5:15 pm

    Si avvia a conclusione l'interminabile processo Lampre a Mantova.
    Il Pm Condorelli ha chiesto l'assoluzione per i dirigenti e per i corridori Cunego e Santambrogio (per i fatti del 2008-2009).
    Ha invece chiesto la condanna (con sospensione della pena) di alcuni ciclisti e fra questi Gavazzi e Bandiera che sarebbero in forza alla Androni per il prossimo anno e di cui non si conosce il destino qualora dovesse venire confermata una eventuale condanna. Questa valutazione avviene in ragione del fatto che la Androni aderisce al MPCC, il discusso Movimento Per un Ciclismo Credibile.
    La sentenza è attesa per il 18 dicembre.
    http://www.gazzetta.it/Ciclismo/19-11-2015/processo-lampre-pm-chiede-due-anni-reclusione-ballan-130989597610.shtml
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    Messaggio Da leonzi Gio Nov 19, 2015 6:20 pm

    però non erano alla Androni all'epoca. Certo, se l'MPCC ragionasse come sul caso Ulissi, Savio dovrebbe licenziarli,  e non gli può chiedere neanche la penale, perché non erano con l'Androni. Poveraccio, in che casino s'è messo...
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Nov 20, 2015 10:43 am

    leonzi ha scritto:se l'MPCC ragionasse come sul caso Ulissi, Savio dovrebbe licenziarli,  e non gli può chiedere neanche la penale
    Sottilissima come una lama ... Wink
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    Messaggio Da leonzi Sab Nov 21, 2015 6:08 pm

    non so se sia il luogo giusto, ma questo pezzo di Ormezzano vale la pena di leggerlo
    http://www.tuttobiciweb.it/index.php?page=news&cod=85095&tp=n
    In fondo, si parla di un ciclismo (piuttosto che di un ciclista) nel tritacarne
    Tuttobiciweb ha scritto:
    Ogni tanto viene doverosamente, umanamente nonché periodicamente vo­glia di porsi una domanda: cosa fa­rei se mi fosse concesso un atto (o an­che più di uno, ad esempio un paio o un terzetto di atti correlati) di potere assoluto? Un gio­co che magari non è soltanto un gioco.

    Io per esempio sono quasi sicuro che sciuperei l’opportunità eventualissimamente offertami, non dan­dole il giusto peso, quasi fos­se uno scherzo, una seduzione fur­betta del caso per testarmi, e anziché chiedere la fine dell’ingiustizia nel mondo, e già che ci siamo anche quella della prepotenza e della fame, chiederei ma­gari la fine (sportiva, solo sportiva per carità) di una certa squadra di calcio, e di riflesso di tanto calcio. Penserei che in fondo il dio che mi ha fatto l’offerta del potere assoluto, sia pure transitorio, può soddisfarmi senza problemi, visto che mica chiedo troppo…

    Se ci penso sopra, addirittura arrivo a decidere personalissimamente che, sempre per far le cose presto e be­nino, chiederei di tornare in­dietro a quando, da un’ogiva di un tempio indiano a Dehli, mi ritrassi allorché, là in basso, quel mendicante che aveva appena fatto ballare per me il suo povero orso ammaestrato alzò gli occhi a chiedermi una misera moneta (correva, correva troppo il 1962, per me giovane pieno più di scoperte che di riflessioni). Io non avevo spiccioli, e allora optai per ritrarmi e sparire alla sua vista, ma feci in tempo a cogliere lo sguardo, persino più malinconico che deluso, di quel poveretto, ed è come se lui continuasse a guardarmi, lo giuro.
     
    Non escludo che, dotato di potere assoluto e avendo un po’ di tempo per pensare e intanto avvertendo che, se esagero nella richiesta chiedendo ad esempio di cambiare il mon­do, rischio di essere accusato di megalomania, nonché di presunzione di sapere chiaramente cosa è bene e cosa è male, e di perdere magari l’offerta, mi sistemo nei miei territori abituali di lavoro e chiedo che il ciclismo abbia finalmente giustizia.

    Giustizia perché? Ma Dio Santo (direi proprio così, alla divinità in questione), il ciclismo soffre di decadenza, di vetrina (non tanto di pratica) perché autosputtanatosi con la faccenda del doping, quando ha eseguito su se stesso quelle operazioni etico-chirurgiche, con costi altissimi e dolorosissimi, che nessun altro sport si è auto inflitto. Perché diventato sfogatoio delle ipocrisie altrui e anche parafulmine della dose normale di sdegno tipica degli umani e da esso tutta assorbita. Perché ha su­bìto ma anche si è dato controlli persino feroci (a parte il ca­so Armstrong, dove però sono sta­ti testati prodotti che forse sa­rebbe bene dare a malati e vecchie e bambini perché crescano forti vincendo tanti Tour de Fran­ce di seguito). Perché i polpacci di un giocatore di calcio di adesso sono grossi come le cosce dei loro omologhi di una volta, e credere che sia tutta palestra è da idioti puri e vili. Perché noi del ciclismo ne abbiamo abbastanza di quella benevolenza farisaica che parte dal “poverini con quel che faticano” e finge di sdegnarsi per i guadagni sardanapaleschi di campioni di discipline tutto sommato poco impegnative quando non anche cretine.

    Perché non me ne frega niente dei risvolti ecologici che pure raccomandano il ciclismo e lo preservano da una decadenza assoluta, quando poi in vetrina ci sta male, come un abito goffo esposto fra capolavori della haute-couture, e ci sto male pure io. Perché la vetrina non è tutto ma è tanto, specialmente per chi deve spiegare il ciclismo a otto nipoti malati di ve­trinismo soprattutto calcistico. Perché con le ultime scoperte - ma guarda un po’ - l’atletica leggera appare più dopata chimicamente del ciclismo, e il calcio ap­pare dopato economicamente co­me nessun altro sport al mondo. Perché - cosa mia, ma peggio per gli altri  - il ciclismo sa di Toro, se proprio dobbiamo parlare di calcio, come mi ha detto, all’età di tre anni, Matteo Ormezzano televedendo la tappa de Tour all’Alpe d’Huez e assistendo bea­to e intanto eccitato al fluire di auto, moto, pedoni con e senza bandiere, bici di amatori, monopattini ed elicotteri, udendo il clangore di un traffico inusuale, con colori mai visti prima, in quello che è il più grande stadio all’aperto del mondo (la sua fra­se: “Nonno, questo è tutto Toro”).
     
    Sciuperei l’occasione? For­se sì, ma che bello che bel­lo che bello, come diceva Nino Frassica, un genio che sa far ridere sempre, venti e passa anni senza cambiare intanto che intorno cambia il mondo, ma per fortuna regge un certo umorismo lunare. Sciuperei l’occasione ma farei contento qualche mio ami­co, persino qualcuno che è su con me ospite di questa stessa pubblicazione, e sono certo che l’indiretto ma sicuro ridimensionamento del calcio avrebbe, alla fin fine, anche un particolare ri­sultato chiaro e sincero: quello di fare apparire più grande il mio Toro. Anzi, ormai il Toro di Mat­teo. Che non è il calcio tutto ma è assoluto naturale e vivacchiamento artificiale, in un mondo che ti sta troppo largo o troppo stretto (la stessa cosa, perché ti trovi sempre male).

    Gian Paolo Ormezzano, da tuttoBICI di novembre
     
    21 Novembre 2015 | 00:36
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    Messaggio Da vallelvo Sab Nov 21, 2015 7:07 pm

    L'avevo letto su Tuttobiciweb, è stato difficile seguire il pensiero di Ormezzano, sarà che il calcio proprio non lo amo.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Nov 22, 2015 10:38 am

    Ormezzano esige una lettura contorta, ma non è contorta da confusione.
    E' il suo modo di scrivere e di leggere le cose, una accettazione della complessità, ragionata però in modo semplice ed analitico anche attraverso le emozioni ed i sentimenti.
    In ogni articolo comunque dipana sempre le contorsioni prima del finale, chiarendo anche con finali a sorpresa.
    Questo articolo non lo aveva pensato ancora nessuno, era nell'aria e lui lo ha colto, a suo modo. Un grande merito.

    Direi che non ci fosse thread migliore dove inserirlo.

    Ps. Da gobbo non ho letto le prime righe sulla giustizia, anche se gliele perdono. Very Happy
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Dic 07, 2015 3:56 pm

    Ho postato su un altro forum (il rinnovato e bellissimo forum del Fans Club di Cunego, che nulla ha a che vedere con quello precedente), a seguito di una intelligente provocazione, una analisi mia personale della situazione attuale dell'antidoping.
    http://cunegofansclub.forumfree.it/?t=66482058&st=195#entry584154181

    Sono cosciente che quanto scriverò di seguito non potrà piacere a tutti. Penso però che quando ci si trovi di fronte a "vizi sociali" sia bene avere un approccio realistico e fare anche pieno utilizzo di osservazioni crude o di dimostrazioni per assurdo.
    Il mondo non è bianco o nero, c'è anche tanto grigio. E ciò vale anche per il rapporto fra sport e doping, fra essere cittadini responsabili ed evadere le tasse, fra vivere in coppia in armonia e tradire il partner per colmare dei bisogni, e così via in mille aspetti della nostra vita. La nostra esistenza è una oscillazione fra elevazioni virtuose e vizio.

    Per analizzare questi aspetti dobbiamo tralasciare il senso etico, il nostro senso etico, che non è comune a tutti quanti e varia anche per noi a seconda degli aspetti di vita che consideriamo. Potremmo essere visceralmente contrari al doping e poi essere evasori e traditori incalliti o altro ancora.

    Alla domanda su cosa sia per noi il doping avremmo davvero mille e mille risposte possibili.
    Parto per onestà intellettuale e necessità di chiarezza da cosa sia per me il doping e ciascuno faccia lo stesso processo mentale per parte sua.

    Il doping è per me l'utilizzo e l'abuso di farmaci o aiuti esterni di forte implicazione sanitaria per migliorare la propria prestazione, anche a discapito del proprio benessere fisico e psicologico nell'immediato e nel futuro. Questa forma di frode costringe poi altri competitori ad elevare artificiosamente a loro volta le loro prestazioni in modo analogo.

    La truffa sportiva è per me una cosa inferiore, un vizio di un infinito inferiore, rispetto al mancato rispetto della propria salute e di quella dei competitori.
    Lo dico perché, in linea di principio, so bene che esistono persone che ritengono che la gara si possa fare con qualsiasi mezzo. La famosa frase di Ferrari (è doping solo quello che viene trovato ai controlli) sarà ripugnante sinché si vuole, ma è realisticamente sempre vera, anzi tristemente vera.

    Io penso che questa verità vada accettata e che con realismo e pragmatismo si parta dal punire pesantemente chi applichi questa filosofia costante una volta accertata l'infrazione.
    Il dottor Michele Ferrari continua ad essere invece un cittadino libero e venerato, non solo da parte dei colpevoli atleti.

    Il doping esisterà sempre. E' una semplificazione, come tale è lo sport rispetto alla vita, della eterna lotta fra bene e male, con la stupidità terrena che però contagia sempre il primo, mentre il realismo terreno permea sempre il secondo. Al primo, il bene, spetta l'ordine, al secondo, il male, la fantasia.
    Utilizzando ed imponendo un richiamo etico si produce solo continua ipocrisia, perché il richiamo etico può essere altissimo per alcuni e nullo per altri.
    Il bene ha bisogno a questo punto di un approccio salomonico, di uso del senso dell'assurdo, di un uso del male a fin di bene (come la proposta surreale di divisione con la spada del bimbo conteso dalle due madri).

    Non vale alcun richiamo salutistico, etico, regolamentare. L'uomo è fallace e prima ce ne si fa una ragione e meglio è. Se assumere un po' di candeggina alla mattina a colazione fa andare più forte ci sarà sempre chi si berrà un po' di candeggina.
    E' assolutamente normale e ciò va accettato. L'uomo resta un animale, e per fame potrebbe anche decidere di mangiare il boccone avvelenato.
    "Se vengo da un paese povero della Bielorussia, dove i terreni del villaggio sono contaminati dal cesio radioattivo di Chernobyl, e ho dieci fratelli che vivono di quello che metto via correndo in bicicletta posso anche bere un goccio di veleno al giorno per vincere di più o per fare meglio il mio lavoro.
    Della salute, dell'etica degli altri me ne frego assolutamente. Le classifiche saranno falsate? E chi se ne importa, io ho a casa i miei genitori ed i miei fratelli che soffrono la fame. Coi soldi che guadagno loro comprano animali per la stalla e foraggio per mantenerli."


    Esco dal personaggio, in parte inventato. Io personalmente sono uno che riflette tre volte per prendere una aspirina, avrei riserve a far fare sport ad alti livelli a miei figli o nipoti, giusto per non essere ipocrita, ma ritengo di non avere il diritto di imporre ad altri la mia etica, soprattutto se l'argomento del contendere fosse solo una classifica.

    Per spiegare questa ultima parte, e vado a concludere (chiedendo scusa per la lunghezza del post), passiamo a guardare la storia del ciclismo degli ultimi 30 anni, ovvero da quando doping ematico e anabolizzanti hanno definito un solco, un punto di non ritorno, rispetto al vecchio doping della pasticca di coramina o di anfetamina.
    Il doping pericolosissimo e mortale dell'epo sino al 1998 era assolutamente democratico, perché comune a tutti in egual misura (fatto salvo il boost che la natura permetteva maggiore in alcuni rispetto ad altri come Gianni Bugno), fatte salve poche mosche bianche (bianche? diciamo color avorio).
    Fino al 1998 esisteva solo il doping e l'antidoping non era ancora quel mostro che venne poi. Anche l'antidoping ebbe lì un punto di non ritorno, una esperienza in cui il ciclismo ha fatto da cavia e oggetto di sperimentazione per conto di tutto lo sport.
    Il doping esisteva prima del 1998 ed è sopravvissuto a dopo il 1998. Come ha bene scritto Ivan, il doping del dopo 1998 è diventato oneroso, una roba per ricchi.
    Per doparsi dopo il 1998 devi avere i soldi per la materia prima farmaceutica, per pagare il Mito ed i miti e, soprattutto, per pagare il silenzio e la complicità dei dirigenti e dei funzionari antidoping. La storia del Laboratorio di Losanna è un paradigma al riguardo.
    Losanna-Uci-Cio-Svizzera-corruzione
    Lo scandalo Iaaf arriva almeno 15 anni dopo quanto il ciclismo aveva già messo in luce.

    Oggi per combattere il doping devi combattere anche l'antidoping. Un paradosso.
    Debellare in modo sensibile il doping, ridurne gli effetti, è oggi possibile, ma scardinare questo modello di antidoping è una impresa titanica.
    Si dice che i controlli siano un colabrodo, ma ciò è solo parzialmente vero. I controlli sono volutamente un colabrodo, perché ciò genera lo spazio di azione per la discrezionalità. Il sistema fallace dei warning della Fidal era funzionale ad una non esplicita ma evidente sollecitazione al doping, della quale però solo gli atleti sarebbero responsabili. E oggi abbiamo il paradosso degli atleti che potrebbero essere squalificati per i mancati controlli che altri (i dirigenti) non hanno esercitato.
    E si aggiunga poi che quando il doping è di Stato, anche l'antidoping è di Stato e quindi supportato dalla politica. Non si pensi solo alla Russia, ma proprio e soprattutto ad una realtà occidentale, come la nostra Italia nella vicenda della Fidal. E la federazione di atletica britannica non si comportò molto diversamente nel 2012.

    Ogni volta che assisto alla gogna riservata ad un positivo, penso al carico di ipocrisia e menzogna che deve rodere dentro ai colleghi che subito dopo lo sbeffeggiano con malvagità sui social ad uso e consumo della loro immagine.
    Posso dire che ciò che fece Armstrong in gara a Simeoni, una scena cinematografica quasi da "Il Padrino", si è ripetuta altre volte anche di recente.
    Ci sono altri atleti che sono stati coperti dai dirigenti e che pubblicamente hanno l'arroganza (impunita) di dileggiare i vecchi colleghi.
    Anche questo agire è parte del bagaglio richiesto agli atleti odierni. Se non sei capace di reggere alla ipocrisia oggi non puoi essere un campione, perché l'antidoping mediatica richiede queste ignobili rappresentazioni teatrali.

    Oggi in Italia nel calderone "positivi all'antidoping" ci finisce di tutto: dal professionista sportivo al giovane atleta in erba con pessima educazione sportiva familiare o col vizio della canna, al cicloamatore rincoglionito che si bomba per un salame ed una bottiglia, alla rampante del mondo delle professioni che si bomba per sognare di essere una grande atleta e battere le amiche alla domenica, al pensionato cicloturista da fondo gruppo che fa le granfondo e prende farmaci salvavita dimenticandosi di chiedere l'esenzione terapeutica, al paratleta ex militare rovinato dallo Stato e dall'uranio impoverito che prende farmaci, continuamente diversi, in dose industriale per sopravvivere. Sono tutti positivi in un dantesco mondo sportivo molto molto negativo. A fine anno il ciclismo italiano ha il maggior numero di positività solo grazie ai cicloamatori, che negli altri sport non vengono conteggiati (nel calcio amatoriale nemmeno ci sono i controlli).

    Conclusione secondo mia modesta visione
    Distinguerei la lotta al doping con diverse agenzie e competenze fra mondo professionistico, sport giovanile (a cui riserverei il massimo delle risorse economiche) e sport amatoriale, dove a mio avviso il sistema di controllo andrebbe fatto finanziare esclusivamente ai tesserati.
    Oggi in Italia invece la maggior parte dei controlli si fanno nel ciclismo dei vecchi, un ulteriore paradosso, e ciò avviene ad uso e consumo del milionario business delle granfondo.
    Nello sport giovanile la lotta deve essere serrata e totale, anche sul piano culturale, perché è da lì e solo da lì che si ottengono veri cambiamenti tangibili, concreti e, ripeto, culturali.
    I controlli nello sport giovanile oggi sono a dir poco solo sporadici.  Embarassed capa sul muro
    Per il mondo professionistico obbligherei le federazioni internazionali a esternalizzare rispetto alle loro strutture i sistemi di controllo con protocolli incrociati per prevenire la corruzione e per azzerare i classici casi di "controllato-controllore".
    Bisogna potenziare e dare significato empirico e statistico allo studio ed alla continua elaborazione dei passaporti (biologico e steroideo), anche per definire non solo le positività, ma anche solo lo stato di salute dell'atleta, oltre la qual soglia lo si possa dichiarare temporaneamente inabile, lasciando alla responsabilità delle squadre l'esecuzione della sospensione. In tal modo la cosiddetta responsabilità oggettiva sarebbe più facilmente accolta dai team.
    Insomma, meno antidoping e più vera tutela della salute.
    Solo su un piano di questo tipo ci potrà essere una forte convergenza delle politiche dei vari sport, calcio compreso.
    Infine, introdurrei strumenti sanzionatori diversi e ben segmentati, compreso quello del silent ban utilizzato nel tennis autogestito dai tennisti (ATP e WTA), anche solo come strumento transitorio.
    Il doping comunque non si combatte senza prima eliminare il business ed il potere ricevuto dal controllo politico dell'antidoping.

    Perdonatemi la lunghezza del post, ma l'argomento è di quelli che lo richiedono.
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    Messaggio Da vallelvo Lun Dic 07, 2015 4:30 pm

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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Dic 07, 2015 11:37 pm

    Grazie Vall, troppo generosa. Ahimé io e la stoffa del "campione" siamo separati da distanza siderale.
    Diciamo che sono un brocco talentuoso (come brocco) diavoletto

    Venendo a veri (o falsi) campioni, segnalo una intervista del Times molto molto in topic.
    Ne parla Cyclingweekly ed il soggetto intervistato si chiama Lance Armstrong.
    Niente di nuovo sotto al sole, ripete i suoi tormentoni.

    Ciò che ha a che vedere col post sopra è che il texano dice che se oggi vi fosse una sostanza come l'Epo allora, Non rintracciabile dai controlli e che darebbe significativi guadagni, tutti correrebbero ad utilizzarla.
    http://www.cyclingweekly.co.uk/news/latest-news/lance-armstrong-hits-out-at-hypocrisy-in-cyclings-doping-culture-202909
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    Messaggio Da vallelvo Mar Dic 08, 2015 12:02 am

    Vedi mi piace leggere non il brocco ma il talentuoso. Smile 

    Non tutti se lo potrebbero permettere. Solo grandi campioni, in parole povere, coloro con un bel giardinetto.

    Alla fine se è vero quanto hai scritto ultimamente su LA, provo dispiacere. Non è facile dalle stelle alle.....
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    Messaggio Da vallelvo Ven Dic 18, 2015 1:39 pm

    Processo Lampre/Mantova.

    Saronni e Ballan assolti. Quest'ultimo troverà finalmente un contratto!
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    Messaggio Da Ospite Sab Dic 19, 2015 4:32 pm

    Re: Anti-Doping e Tritacarne mediatico

    Non so perchè ma queste cose me le perdo, ci arrivo sempre con qualche giorno di ritardo!

    Condivisibilissimo il tuo post su doping e antidoping, in privato ne abbiamo parlato spesso e li dentro ci trovo il concentrato di tante mail; la materia è molto più complessa ed implica che ad occuparsene ci siano persone preparate a 360°, noi qui ci possiamo scambiare pareri e rendere espliciti dei dati di fatto che a volte possono sfuggire ai più.

    Riporto un paio di periodi della bellissima ed esaustiva esposizione:



    Oggi in Italia nel calderone "positivi all'antidoping" ci finisce di tutto: dal professionista sportivo al giovane atleta in erba con pessima educazione sportiva familiare o col vizio della canna, al cicloamatore rincoglionito che si bomba per un salame ed una bottiglia, alla rampante del mondo delle professioni che si bomba per sognare di essere una grande atleta e battere le amiche alla domenica, al pensionato cicloturista da fondo gruppo che fa le granfondo e prende farmaci salvavita dimenticandosi di chiedere l'esenzione terapeutica, al paratleta ex militare rovinato dallo Stato e dall'uranio impoverito che prende farmaci, continuamente diversi, in dose industriale per sopravvivere. Sono tutti positivi in un dantesco mondo sportivo molto molto negativo. A fine anno il ciclismo italiano ha il maggior numero di positività solo grazie ai cicloamatori, che negli altri sport non vengono conteggiati (nel calcio amatoriale nemmeno ci sono i controlli).





    Conclusione secondo mia modesta visione

    Distinguerei la lotta al doping con diverse agenzie e competenze fra mondo professionistico, sport giovanile (a cui riserverei il massimo delle risorse economiche) e sport amatoriale, dove a mio avviso il sistema di controllo andrebbe fatto finanziare esclusivamente ai tesserati.

    Oggi in Italia invece la maggior parte dei controlli si fanno nel ciclismo dei vecchi, un ulteriore paradosso, e ciò avviene ad uso e consumo del milionario business delle granfondo.



    Penso sia indispenasbile fare una distinzione tra sport agonistico e attività sportiva, nel mondo amatoriale, soprattutto, si fa molta confusione. Nonostante questo io non mi azzarderei a definire "Cicloamatore rincoglionito che si dopa per una bottiglia ed un salame"(è così solo apparentemente), i fatti hanno spesso dimostrato che chi si dopa non ha certo bisogno di quella bottiglia o quel salame dal punto di vista della ricompensa, a volte si tratta di imprenditori, liberi professionisti, forze dell'ordine, commercdianti, etc...., non è quella "merceologica" la molla, o quantomeno, non lo è per tutti, ed oltre a questo ci trovi spesso dei veri e propri "ignoranti" (nel senso etimologico) della materia. Del doping dei professionisti non ne voglio neppure discutere, loro sono: adulti, informati, seguiti, gestiti, coccolati ed idolatrati...quindi.....

    Concordo che sia lo sport giovanile quello da educare, controllare e perfezionare con ogni mezzo.

    Per tutti gli altri toglierei di mezzo la possibilità di competizione ma non sarebbe giusto e neppure legale, quindi, se vuoi competere devo accertarmi che tu sia informato e preparato, ma soprattutto disponibile ad ogni tipo di controllo.

    Tu hai gia fatto una disamina quasi completa ed è notorio che tutti, specialmente con l'avanzare dell'età, si prendano farmaci e che alcuni sono farmaci inseriti nell'elenco delle sostanze dopanti.

    Chiaro che epo, ormoni etc non sono prescritti a cuor leggero, quindi è difficile sostenerne l'assunzione a fini terapeutici, insomma, è importante non apporre "etichette" identiche per il  dopato e allo sprovveduto-non sano al 100%.

    Un giovane agonista, in tutti gli sport, è seguito da tecnici(oltre che da medici) che hanno ricevuto un'adeguata preparazione in materia, quindi è qui dentro che bisogna seminare.

    Oggi purtroppo, come si diceva, si fa troppa confusione tra sport e attività sportiva, le federazioni (e il CONI)dovrebbero occuparsi prioritariamente di sport(esercizio fisico con regole), per contro vediamo che non è esattamente così che si sta operando.

    Non vorrei banalizzare semplificando una materia molto più complessa, se però si comincia a fare chiarazze sui ruoli e sulle competenze forse si utilizzerebbero meglio le risorse disponibili e si farebbe prima ad identificare i veri problemi.




    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 Empty Da BenoixRoberti il Lun Dic 07, 2015 3:56 pm
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Dic 19, 2015 8:06 pm

    lucio quinzio ha scritto:Penso sia indispensabile fare una distinzione tra sport agonistico e attività sportiva, nel mondo amatoriale, soprattutto, si fa molta confusione. Nonostante questo io non mi azzarderei a definire "Cicloamatore rincoglionito che si dopa per una bottiglia ed un salame"(è così solo apparentemente), i fatti hanno spesso dimostrato che chi si dopa non ha certo bisogno di quella bottiglia o quel salame dal punto di vista della ricompensa, a volte si tratta di imprenditori, liberi professionisti, forze dell'ordine, commercianti, etc
    Avevo in parte indicato anche questa "categoria" separata nella frase:
    "alla rampante del mondo delle professioni che si bomba per sognare di essere una grande atleta e battere le amiche alla domenica"
    con riferimento preso "storytellicamente" da un fatto vero, di una vincitrice di una famosa granfondo.

    Concordo che sia lo sport giovanile quello da educare, controllare e perfezionare con ogni mezzo.

    Per tutti gli altri toglierei di mezzo la possibilità di competizione ma non sarebbe giusto e neppure legale, quindi, se vuoi competere devo accertarmi che tu sia informato e preparato, ma soprattutto disponibile ad ogni tipo di controllo.

    lucio quinzio ha scritto:Tu hai gia fatto una disamina quasi completa ed è notorio che tutti, specialmente con l'avanzare dell'età, si prendano farmaci e che alcuni sono farmaci inseriti nell'elenco delle sostanze dopanti.
    ...
    Oggi purtroppo, come si diceva, si fa troppa confusione tra sport e attività sportiva, le federazioni (e il CONI)dovrebbero occuparsi prioritariamente di sport (esercizio fisico con regole), per contro vediamo che non è esattamente così che si sta operando.
    Completa disamina (se fosse) solo grazie a te, perché senza le tue mail ricche di dati ed informazioni non avrei mai messo a fuoco (non dico nemmeno lontanamente conosciuto) alcune positività frutto solo di ignoranza della regola sulla TUE per soggetti che prendono farmaci salvavita e che arrivano sempre nella coda del gruppo, appena prima dell'ambulanza.
    Mi ha fatto piacere che ad un recente convegno (alla Castellina), un celebre giornalista della Gazza abbia sollevato una delle cose che dico da anni: dividere politiche e censimento delle positività e degli studi fra amatori ed agonisti.
    Ma se continuano nella confusione è perché così serve ai boss dello sport ed anche della politica (ministero sanità e sport).

    lucio quinzio ha scritto:Non vorrei banalizzare semplificando una materia molto più complessa, se però si comincia a fare chiarazze sui ruoli e sulle competenze forse si utilizzerebbero meglio le risorse disponibili e si farebbe prima ad identificare i veri problemi.
    Banalizzare? Semmai è l'esatto contrario. E qua torniamo a ciò che ho appena scritto sopra. Lo vogliono questo i capi dello sport? Direi proprio di no.
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    Messaggio Da Ospite Mer Dic 23, 2015 10:47 am

    BenoixRobert ha scritto:Banalizzare? Semmai è l'esatto contrario. E qua torniamo a ciò che ho appena scritto sopra. Lo vogliono questo i capi dello sport? Direi proprio di no.

    Premesso che continuare a parlare e scrivere su doping e antidoping sia spesso controproducente per tutti gli sport, il mio intento era semplicemente evidenziare che, sull'argomento, basta cercare sul web e  si trovano parecchi trattati che esaminano anche e soprattutto l'aspetto psicologico legato a questo fenomeno sportivo e sociale; spesso e volentieri il discorso lo si contestualizza meglio di quanto non si faccia tra certi addetti ai lavori dello sport. Il problema esiste ma se vuoi davvero risolverlo in genere tutti arrivano alla medesima conclusione: per tentare di sconfiggere la psicologia del doping non basta la repressione (specie se fatta in modo da lasciare spazio ad intrallazzi di ogni genere), serve l'educazione e la ridicolizzazione del fenomeno. La cultura del doping e la medesima cultura della società in cui viviamo. Facciamo tutti finta di non ricordare che viviamo in una società di fumatori, alcolisti, drogati dove l'importante è apparire e non essere.
    E poi, quasi sempre, si portano esempi di atleti di alto livello o meglio ancora di professionisti o semi professionisti. Il pericolo è evidente, se il testimonial ed il messaggio che passa è quello,  il pericolo che qualcuno cerchi di scimmiottare senza avere nozioni adeguate e quasi scontato.
    Quando temevo di banalizzare intendevo proprio questo, dopo aver letto quello che scrivono moltissimi psicologi, dopo aver letto le notizie sui giornali e dopo aver letto le dichiarazioni dei tanti personaggi nelle cui mani sta lo sport Italiano ed Internazionale il dubbio ti viene spontaneo...ma stiamo parlando tutti della stessa cosa???   c'è davvero qualcuno che si preoccupa di cambiare la tendenza??
    Non sto ad approfondire, finirei per tralasciare esempi importanti, basta cercare nel web: psicologia e doping, ne trovi di tutti i colori, indicazioni sulle cause ne trovi e se si vuole veramente combattere e circoscrivere il fenomeno basta lasciar fare a chi sa cosa fare e non alle attuali strutture, se per arginare il reato ci metti solo i poliziotti non riesci a sconfiggere il male, quelli servono solo ad arginare, a limitare i danni a valle e a compilare statistiche, per cambiare devi creare gli strumenti a monte e gli strumenti li possono creare solo le persone preparate ed informate.
    Torniamo a capo con la tua conclusione....
    "E qua torniamo a ciò che ho appena scritto sopra. Lo vogliono questo i capi dello sport? Direi proprio di no."
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Dic 23, 2015 11:16 pm

    Il tuo buon senso e la tua cultura del rispetto umano stridono rispetto alla volgarità sia del doping che, ahinoi, dell'antidoping.

    Lucio so che adesso ti stai un po' "smobilitando" dal ciclismo attivo organizzativo-informativo, ma sarebbe bello che tu potessi ogni tanto condividere coi forumisti queste tue analisi, come nel post sopra.
    E' un gran piacere leggerti per la ampiezza di osservazione e la profondità percettiva.
    Io ho avuto la fortuna in questi mesi di confrontarmi con te via email, soprattutto sul mondo amatoriale che non conoscevo, e francamente mi hai aperto un mondo e fornito una chiave di lettura e di interpretazione.

    Per adesso mi segno questa frase cult:
    per tentare di sconfiggere la psicologia del doping non basta la repressione (specie se fatta in modo da lasciare spazio ad intrallazzi di ogni genere), serve l'educazione e la ridicolizzazione del fenomeno.

    Mi ricordo come nel libro I Cento Passi venne spiegato che la vendetta del boss mafioso Badalamenti verso Peppino Impastato non scattò per le denunce dello stesso (o almeno non solo).
    Il boss mafioso di Cinisi decise l'eliminazione quando si sentì ridicolizzato dal giovane Peppino.
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    Messaggio Da Ospite Gio Dic 24, 2015 12:02 pm

    Non temere, sto smobilitando perchè mi sono convinto che chi produce e chi consuma possono vincere o perdere, chi non perde mai (o raramente) è chi sta in mezzo e non rischia nulla, per contro riesce fare il bello ed il cattivo tempo nei confronti degli altri due soggetti. Nel nostro caso sono tantissime le evidenze e le differenze concrete tra i "volontari appassionati" delle due specie ed il resto del mondo.
    Ora serve concentrasi sulla pulizia del "banco", il settore che non rischia mai nulla e che trae benefici dal lavoro altrui, il guaio è che spesso e volentieri sono benefici molto personali (e non parlo solo di benefici economici). Questa discussione è dedicata al doping e all'antidoping tritacarne ma potremmo inserirla ovunque, è una delle piaghe sociali maggiori quella di avere delle persone senza requisiti in posti chiave. Non so ancora bene come ma la mia smobilitazione non sarà certamente totale, diciamo che cercherò di concentrami su quelli che reputo i veri obiettivi utili alle persone per bene di ogni tipo, dentro e fuori dallo sport.
    Se il buon senso e la cultura stridono con il discutere di doping e antidoping non è una buona ragione per non occuparsene, di discorsi che stridono ne possiamo fare moltissimi anche al di fuori del doping, anzi, direi che se ne possono fare di più al di fuori; resto dell'idea che nella vita sia molto importante saper focalizzare esattamente i problemi e poi cercare di individuare le persone giuste  in grado di risolverli e le persone giuste in genere hanno, come minimo: conoscenze specifiche(non basta dare calci ad un pallone per definirsi un calciatore), cultura generale(guardare un po oltre il proprio naso), esperienze consolidate, assenza di preconcetti ed interessi personali diversi dal fine primario, moralità ed etica indiscutibili. Ora guardati in giro e rifletti ! io di certo non sono la persona giusta per risolvere questi  problemi, credo di avere(opinabile) solo alcuni  dei requisiti necessari, quindi posso solo supportare chi li ha tutti.
    Sarò ben lieto di continuare a meditare su ciò che viene pubblicato su queste pagine, se mi sono spesso confrontato prevalentemente in privato è solo perché non mi piace sparare cazzate gratuite ed opinabili, cerco sempre di documentarmi prima ed in questo tu mi hai molto aiutato specificando sempre a chiare lettere quando si tratta di opinioni personali e quando documenti.
    Già il riuscire a fornire spunti da approfondire è un'opera meritoria per l'informazione completa e corretta, poi sappiamo bene che questa è materia per pochi, la stragrande maggioranza degli individui (compreso il sottoscritto) si preoccupa solo dei problemi contingenti che ti toccano da vicino(il giardinetto di casa), tutto il resto è materiale per "gli altri"

    BUON NATALE

    A proposito di correttezza, la frase che tu hai evidenziato è scaturita da una serie di letture fatte sul web(non è proprio farina del mio sacco), l'ho citata perchè l'ho ritenuta molto utile alla causa, nelle varie letture reperibili, frutto di studi approfonditi, ci sono tanti esempi concreti tratti dalla storia e dai fatti di cronaca.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Gen 07, 2016 10:19 pm

    Ieri sulla Gazza è comparsa l'intervista di Luca Gialanella a Matteo Rabottini, trovato positivo nel 2014 all'Epo. Nell'intervista Rabottini dice di essere stato abbandonato anche dalla ragazza e dalla famiglia.
    Mi è sembrata una cosa enorme e inverosimile.
    Ho chiesto ad amici se questa cosa potesse essere vera e l'opinione di tutti è stata uguale: una panzana esagerata tirata fuori per spingere un sentimento di comprensione.
    E' assurdo che per tornare a correre un ragazzo debba scatenare un pietoso pietismo mettendo addirittura in cattiva luce la famiglia.
    Paradossale che si perda il lume della ragione per tornare a correre, come paradossale è che si faccia un mutuo per pagare la sanzione all'Uci. Siamo alla follia.
    Parimenti è assurdo che l'Uci imponga sanzioni di questo rilievo. Non sarebbe meglio introdurre definitivamente la radiazione per questo tipo di infrazioni, invece che lucrare su dei corridori che, comunque, restano dei poveri cristi?
    Il ciclismo di questi ipocriti dirigenti provoca solo un grande disgusto.
    http://www.gazzetta.it/Ciclismo/06-01-2016/rabottini-una-fiala-300-euro-sono-andato-inferno-140172449120.shtml

    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 Gds20110
    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 Gds20111

    E questa l'ulteriore integrazione della Gazza odierna:
    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 La_gaz10

    Ciclismo, Rabottini: "Una fiala da 300 euro e sono andato all'inferno"
    Il pescarese e il doping: "Ero disperato. L'Epo me l'ha venduta un ex pro' dell'Est. Ho solo mio figlio, mi hanno abbandonato anche i genitori. Ho fatto i nomi, ora voglio ripartire. Devo pagare una multa di 91.000 euro per la licenza. Farò un mutuo"
    06 GENNAIO 2016 - MILANO

    Rambo non c'è più. E' rimasto solo Matteo, un ragazzo di 28 anni in cerca di aiuto. In aereo da Pescara a Bergamo, il pullman verso la stazione di Milano, la metropolitana. La sua storia inizia così, in un freddo pomeriggio invernale. Il ciclismo l'ha messo da parte, non ha più cercato quel corridore che vinse una tappa al Giro 2012. Del resto Matteo Rabottini è stato l'ennesimo positivo di uno sport che non fa più sconti per chi tradisce. Eritropoietina, controllo a sorpresa il 7 agosto 2014 a Pescara. Squalificato 21 mesi, tre abbuonati per la collaborazione. Il rientro non prima del 6 maggio. Il secondo tempo è invece una storia soltanto umana e racconta l'abisso in cui ti porta il doping. Matteo però ha avuto la forza di fare il nome di chi l'ha spinto al fondo della vita e dello sport. Davanti, ha Diego, suo figlio, 3 anni. E un padre, davanti a un figlio, non dice bugie. Da qui si riparte.

    Rabottini, come vive adesso? 
    "Non ho più nessuno. Nell'inferno che ho vissuto mi hanno abbandonato tutti. Quando c'è stata la notizia della positività, papà l'ha presa malissimo (Luciano è stato un ottimo professionista ai tempi di Moser, ndr). Da allora, lui e mamma non mi parlano più. Se n'è andata anche la mia compagna con mio figlio Diego. Nessuno. Ti dicono che il tempo aggiusta tutto, ma non è così. E' l'inferno, e basta. Passi dal paradiso, in cui tutto è bello, all'inferno, e non ne esci più. Per quello dico a tutti, ai giovani, "io so che cos'è l'inferno. Non fate il mio errore, perché quando lo conosci non ci vuoi tornare, in quell'inferno. Ve l'assicuro. Fidatevi, se perdi tutto, là non ci torni".

    Eppure chi si dopa nel 2014 non può nascondersi dietro a un dito. 
    "Certo, io lo sapevo a che cosa andavo incontro, ma è più forte il fatto di avere, avere, arrivare.... Tanto dici "non mi succederà mai"".

    Perché ha preso il doping? 
    "Dopo il 2012 e la tappa al Giro, non ero più riuscito a tornare a quei livelli. Non andavo, e prima era invece tutto bello. Io ho sempre vissuto senza doping. Ma ci vuole poco per finire fuori strada. Dove ci sono i soldi, fai tutto per i soldi. Una sola volta, nella mia vita da corridore, ho rischiato, sapendolo di fare, e l'ho pagata".

    Torniamo allora a quei giorni. Ci racconti tutto. 
    "Volevo vincere. Volevo tornare a vincere. Ti scatta dentro, "perché non ce la faccio più?". Tutto mi veniva in modo naturale, prima. Nessuno glielo impone a un corridore di prendere il doping, è lui che cerca sempre qualcosa di più. E così arriva un giorno in cui qualcuno ti si avvicina, "c'è questa Epo nuova, che non si trova, fa miracoli", e invece questa Epo ha distrutto tutto. Il corridore è debole. Se non ci passi, non capisci. Non ho chiesto consiglio a nessuno, non mi andava nemmeno di farlo, del resto tutti mi avrebbero detto di no. La voglia era di andare contro le regole, e una cosa del genere non puoi dirla a nessuno, nemmeno alla tua famiglia. Infatti ho fatto tutto quando i miei erano in vacanza, inizio agosto del 2014, e io ero solo a casa".

    Chi gliel'ha data l'Epo? Quando? 
    "E' stato un ex professionista dell'Est, più vecchio di me. Ho fatto il nome alla Procura antidoping del Coni, hanno secretato il verbale, i Carabinieri hanno indagato. Ci siamo incontrati per strada, ho comprato una fiala di Epo da 5000 unità, una siringa, era sigillata, ho pagato 300 euro. Sono andato a casa, l'ho messa nel frigorifero. Ho fatto 500 unità quel giorno, era il 3 agosto, e 500 il giorno dopo, direttamente in vena, nel braccio. Era un mondo nuovo per me, ma in quei momenti non ti fa paura niente. Non pensi ai rischi. Per me era entrare in un mondo bello, con cui risolvevo tutto. Quello doveva essere il miracolo. Il 7 agosto dormivo, a casa, quando hanno bussato per un controllo a sorpresa. Quando gli ispettori suonano, ti fa sempre una brutta impressione. Ma ero tranquillo, perché me l'avevano venduta come qualcosa che non si trova. Alle 7.40 il sangue, poi le urine. Alle 8.46 sono andati via. Ma da allora non dormivo più la notte. Ti vengono mille pensieri, ti fai mille domande e non hai risposte. Finché la risposta arriva, sì. Il 12 settembre, prima l'email e poi una telefonata dell'Uci. Ero con mio figlio a guardare i cartoni animati, l'email non l'avevo vista. Erano le 17.30. Quel giorno la mia vita è finita, e sono entrato nell'inferno".

    Che cosa le ha pesato di più? 
    "Aver tradito la fiducia di tutti. Di Scinto e Citracca, che mi avevano dato un posto in squadra. Mai, mai, non li ho più chiamati da allora, perché mi vergognavo. Ho tradito la fiducia del c.t. Cassani, che mi aveva appena convocato in Nazionale, e non se lo meritava proprio. Ho tradito la mia famiglia, gli amici. Mi è rimasto solo mio nonno Guido, mi chiama e mi fa piacere perché non vengo sempre e solo additato per i miei sbagli. Quando passi da avere niente a tutto, ti abitui subito. Da tutto a niente, è dura".

    Come fa con i soldi? 
    "Ho venduto la macchina, ho dato via tutto. Devo pagare 91 mila euro di multa all'Uci per la positività, il 70% dello stipendio (130 mila euro), e devo pagarli per avere la tessera da corridore. Farò un mutuo, non ho scelta. Ho una nuova compagna, Corinne. Sopravvivo".

    Come è ripartito? 
    "Guardando mio figlio. Non riuscivo a dormire più di tre ore a notte, era terribile. Ma io sono suo padre, dovevo guardarlo negli occhi con dignità, non come un imbroglione. Non so fare altro che correre, e ho ripreso a pedalare. Ho una sola bici, me l'avevano regalata dopo la vittoria al Giro, esco con quella. Ho capito che dovevo ripartire con nuove basi. Dovevo chiedere scusa a tutti, raccontare la verità, e così ho detto tutto".

    Quando si è visto con l'Uci?
    "Il 19 dicembre 2014 il primo incontro, via Skype. Tutto quello che vi ho detto. Poi mi ha sentito la Procura antidoping del Coni".

    Come sta adesso? 
    "La cosa più bella è stata la letterina di Natale che mi ha dato mio figlio. Ho ritrovato l'equilibrio. Quando corri in bici, vivi in una bolla, sei servito e riverito, non ti colpiscono i problemi del mondo, e invece quando entri nella vita reale diventa tutto un inferno. Non sai nemmeno come fare la lavatrice o la spesa. A che cosa è servito il doping? A niente. Era solo disperazione, nient'altro. So che non sarà facile, ma io spero ancora di tornare a correre. So che con le mie forze posso farcela".

    Luca Gialanella 
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    Messaggio Da vallelvo Gio Gen 07, 2016 10:42 pm

    Rabottini fa l'ingenuo, forse lo è, lo era?

    Sono i soldi a rovinare le persone.

    Meglio non giudicare.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Gen 07, 2016 10:48 pm

    Concordo con te che non bisogna giudicare, è in genere assolutamente il mio pensiero sul comportamento in queste disavventure dei ciclisti.
    Ma questa volta mi sono sentito di farlo perché mi sono un po' immedesimato nei loro genitori.
    Immagina cosa si è riversato su di loro ieri quando la Gazzetta ha riportato questa intervista.
    E' inverosimile che dei genitori abbandonino un figlio drogato (e parlo di droghe pesanti come l'eroina). Immaginare, anche solo per un attimo, che lo abbiano fatto per una positività nello sport ... non ci riesco proprio. Luciano Rabottini è un ex ciclista prof ... Il ciclismo ha sempre fatto i conti col doping e pensare che costui possa avere abbandonato il figlio è impossibile.
    Matteo Rabottini si è fatto e si sta facendo degli autogol.
    E umanamente mi spiace perché rischia di andare a sbattere.
    Qualcuno deve spiegargli che c'è una vita anche oltre il ciclismo.
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    Anti-Doping e Tritacarne mediatico - Pagina 4 Empty Re: Anti-Doping e Tritacarne mediatico

    Messaggio Da vallelvo Gio Gen 07, 2016 11:04 pm

    Sono d'accordo su quanto scrivi. I genitori perdonano sempre, la cronaca racconta.

    Quando leggo delle positività, il mio sentimento è di grande dispiacere e tristezza.

    E' giovane, ha la vita davanti a sé e tutto il tempo di maturare e di rifarsi perché la vita offre tante occasioni. Bisogna saperle cogliere.
    Anche su questo mio pensiero ho qualche dubbio, il destino a volte.....

    Sono cattiva, l'intervista sarà almeno servita per il....... mutuo?

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