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BenoixRoberti
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    Il Ciclismo, il Marketing e la Pubblicità

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    Il Ciclismo, il Marketing e la Pubblicità - Pagina 2 Empty Il Ciclismo, il Marketing e la Pubblicità

    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Nov 30, 2013 3:04 pm

    Promemoria primo messaggio :

    Il ciclismo è un sport sporco, nel senso della polvere, legato ad una immagine povera, nel senso antitetico alla ricchezza, ma la pubblicità ha avuto storicamente un buon rapporto con questo sport.
    Non foss'altro perché la prima sponsorizzazione extra-tecnica (quella della crema Nivea) che ha sverginato lo sport è stata proprio del ciclismo, una idea di ripiego (ma involontariamente rivoluzionaria) del grande Fiorenzo Magni.
    Il ciclismo era per sua natura esagerato, già pubblicitario (comunicativo) nel suo stesso svolgersi. Era un media di per sé perché attraversava anche le aie di paese, dove la polvere ed anche gli stronzi di gallina facevano da pavimento al transito delle gare. Il ciclismo era un megafono per tutti, perché tutti grazie al ciclismo si sentivano protagonisti. Fu il successo dei grandi marchi di biciclette, il mezzo verso la libertà dell'inizio del secolo scorso.
    La pubblicità è stata poi un veicolo fondamentale per l'affermazione in epoca abbastanza recente del Tour de France, grazie alla presenza e complicità di guru dell'advertising come Jaques Seguela. Il Tour era un evento mondano e pubblicitario a casa di tutti. E parliamo degli anni 60-80.
    Con l'arrivo in massa del mondo anglosassone abbiamo avuto l'ingresso di tanti marchi tecnologici, cosa che un po' cozzava con uno sport "ciao mama, sono ...". Ma ormai sappiamo come il ciclista odierno, sempre più social, gps e google oriented, sia diverso dallo stereotipo di partenza, anche grazie al tecnologico doping, ahinoi.
    Eppoi per twittare, sgrammaticato e "ortografikamente scorretto", non servono (purtroppo) cultura e studio.
    In ogni caso l'aspetto più pubblicitario, più accattivante resta sempre la fatica, perché spingere la bestia sulle salite davanti a quella degli altri è dura oggi, come vent'anni fa e cent'anni fa. Lo dico aldilà delle mille differenze e diciamo pure facilities (per essere onesti).

    Nonostante crisi, alti e bassi, il ciclismo ha continuato il suo tormentato rapporto con la pubblicità, anche se purtroppo oggi questo rapporto si è interrotto nel nostro Paese, anche perché il nostro Paese ha interrotto il suo rapporto con l'industria e la vera produzione di beni utili.
    Di pubblicità legata al ciclismo però non c'è solo quella direttamente coinvolta da sponsorizzazioni o fornitura tecnica, c'è anche quella che utilizza il nostro sport come immagine per comunicare qualcosa.
    Uno degli ultimi esempi è lo spot dell'Omega Co-Axial, uno spot che deve comunicare per un orologio il "perfect mechanical movement". Cosa di meglio di un geometrico e tridimensionale ciclismo su pista.



    Ultima modifica di BenoixRoberti il Gio Nov 13, 2014 11:58 pm - modificato 1 volta.

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    Il Ciclismo, il Marketing e la Pubblicità - Pagina 2 Empty Re: Il Ciclismo, il Marketing e la Pubblicità

    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Nov 06, 2015 8:16 pm

    La notizia del nuovo ENORME sponsor della Rusvelo fa immaginare un futuro a breve con due squadre russe di WT.
    http://www.biciciclismo.com/es/gazprom-patrocinara-el-equipo-ciclista-ruso-rusvelo-06-11-2015

    La Gazprom difficilmente accetterà di avere solamente un team professional.
    E' paradossale che uno degli sport più ecologici, se non il più, stia ormai diventando un sport "petroliere". Ovviamente si parte dalla Astana, per poi passare alla Katusha (con sponsor dell'industria estrattiva), al team di Dubai, a questa nuova Gazprom, alla Itera di Makarov, alla americana COGA Elite Cycling Team (Colorado Oil and Gas), alla iraniana Tabriz PetroChemical, senza dimenticare le varie gare sponsorizzate dal petrolio (Qatar, Oman, Abu Dhabi, Dubai, Alberta, Norvegia, Azerbaigian, Kazakistan, Almaty, Langkawi, Venezuela).
    Se estendiamo alla cugina "energia" ci sarebbe da considerare anche la francese Direct Energie.
    Situazione davvero originale.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Nov 27, 2015 12:31 pm

    Del nuovo sponsor della Dimension Data, la Deloitte, si era parlato qua:
    http://www.ciclopassione.com/t1855p15-trasferimenti-di-ciclomercato-2015-2016#21125

    Ieri sera ho letto una notizia e mi è venuto in mente questo post di Leonzi. Non so se Leonzi fosse già al corrente di quanto scriverò, ma certamente direi che il suo post era molto, ma molto azzeccato. La favoletta Qhubeka è davvero finita e la puzza del peggior business e della lavanderia, anche di immagine, è molto alta.

    leonzi ha scritto:
    BenoixRoberti ha scritto:
    meazza ha scritto:Se riesci ad attirare due sponsor importanti come Dimension Data e Deloitte.. (e gia Mtn non era piccolo)
    Però ha cambiato un po' pelle rispetto al passato, rispetto al progetto originario.
    proprio questo intendevo, ormai la favola di Cenerentola non le si addice più. Tenuto conto del calibro dello sponsor (e di certe sue inclinazioni, esposte da Ben), invece, mi viene un certo timore, e cioé che venga solo presa come "lavanderia", destino che sono convinto essere molto frequente presso le società di tutti gli sport che macinino un po' di soldi.

    Mi ero perso la notizia del nuovo ulteriore sponsor della Dimension Data, ovvero la Sapinda Holding B.V..
    L'ho letto ieri sera su CyclingNews:
    http://www.cyclingnews.com/news/hammond-joins-dimension-data-as-sports-director/
    The African team also announced that Sapinda Holding B.V. global investment company would be the team’s third sponsor next season. The company joined Dimension Data and Deloitte as a major sponsors of the team and the Sapinda logo will have a place on both the team's jersey and the shorts.
    http://www.ride.co.za/news/africas-premier-cycling-team-signs-sponsorship-agreement-with-sapinda-holding-b-v/

    Come ho letto Sapinda mi si è accesa una lampadina Idea. Quel nome non mi era nuovo e mi riportava agli anni in cui ero un po' un online trader compulsivo, gioco dal quale mi sono per fortuna disintossicato, non senza danni in €. Sad
    Sapinda era stata fondata nel 2004 da un personaggino da prendere molto con le pinze: Lars Windhorst.
    Lars Windhorst era stato negli anni della "bolla internet" il "wunderkind" (definizione attribuitagli da niente di meno che Helmut Kohl), ovvero il bimbo prodigio della new economy tedesca.
    In quegli anni c'erano dei ragazzini extraterrestri che misteriosamente dal nulla inventavano cose che nemmeno team di ingegneri riuscivano a fare. Beninteso inventavano economicamente e su carta. Ciò nonostante il mercato espansivo li copriva stranamente di denaro e grandi flussi di liquidità andavano a benedire senza criterio ogni tipo di delirio futuribile verso cui alcuni analisti ben foraggiati indirizzavano i vecchi operatori delle allora tante piccole e medie banche europee.
    A soli 16 anni Lars Windhorst fondò un grosso gruppo partendo dalla Windhorst Electronics Gmbh, a cui seguì la Windhorst Asia Pacific Holdings Ltd. avviata assieme al suo eterno sodale cinese Ming Rong Zhang, chiamato anche Alan Zhang.
    Fu il più giovane imprenditore chiamato da Kohl ad accompagnarlo nei suoi viaggi in Asia, come pure il più giovane relatore al World Economic Forum di Davos.
    Nel 1996-98 il gruppo di Windhorst vacillò per la crisi delle tigri asiatiche, ma continuò ad espandersi negli anni della bolla internet sino al tracollo del 2002, con la bancarotta e col fallimento sia personale che aziendale che arrivò ad esito tra il 2007 ed il 2010.
    Il Ciclismo, il Marketing e la Pubblicità - Pagina 2 Dpapic10

    Ma le finanze di Windhorst non fallirono affatto, anzi.
    Già nel 2004 Windhorst, grazie alla protezione di una influente famiglia industriale sudafricana, riuscì ad aprire proprio la Sapinda, holding che oggi ha sede nei Paesi Bassi ad Amsterdam e che controlla altre holding e gruppi finanziari ed industriali, il cui nome riprende una definizione indiana relativa alla relazione di matrimonio fra cugini.

    Dopo il tracollo del 2004 gli interessi di Lars Windhorst, le cui fortune mediatiche erano anche un po' dovute alla sua somiglianza con la stella hollywoodiana Leonardo Di Caprio, si interessò soltanto allo sviluppo finanziario dei suoi interessi. Attraverso una controllata della Sapinda, la Vatas, controllò anche dei bei pacchetti azionari della compagnia Air Berlin e del provider internet Freenet.
    Nel 2009 anche la Vatas fallì.
    Tra il 2009 ed il 2010 Lars Windhorst venne sommerso di denunce per truffa e a 33 anni poteva contare su 35 processi vari per malversazioni, frode e bancarotta fraudolenta.
    Parallelamente a questa particolare carriera il bel Lars divenne un grande filantropo, attivo in molte charities.
    Dal 2011 Lars Windhorst diviene promotore della Fondazione Schwarzkopf, quella del celebre medico lorenese, grande filantropo in Africa ad inizio secolo scorso. Scopo della Fondazione è quello di promuovere lo sviluppo dei giovani nella loro personalità, politicamente consapevoli e responsabili, nell'obiettivo di rafforzare l'idea europea e dei popoli paneuropei.
    Dal 2012 Windhorst sostiene anche la Fondazione del maestro (anche scaligero) Daniel Barenboim.
    A Londra è uno dei mecenati dell'arte ed una presenza costante delle aste benefiche con la moglie Tatjana.
    https://www.crunchbase.com/person/lars-windhorst#/entity

    Di lui si occupò con grande risalto il tabloid inglese The Daily Telegraph, in merito ad un finanziamento al Partito Conservatore di 10.000 sterline. Oggi Windhorst vive a Londra.
    http://www.telegraph.co.uk/news/politics/conservative/7784393/Conservative-Party-took-10000-from-convicted-criminal-Lars-Windhorst.html
    Indicativo il titolo dell'articolo:

    Conservative Party took £10,000 from convicted criminal Lars Windhorst
    The Conservative Party has accepted a £10,000 donation from a convicted criminal who was recently given a suspended prison sentence for breach of trust.


    Va detto che Lars Windhorst non è uno interessato alla politica in senso stretto e da buon "equidistante" ha messo nell'Advisory Board della Sapinda tale Lord Mandelson, che ricordiamo membro dei gabinetti laburisti di Tony Blair e di Gordon Brown. Nel Board of Directors della Sapinda c'è anche Hubertus von Grünberg, big boss della multinazionale svizzera ABB.
    Sapinda Holding BV è una società di investimenti attiva a livello globale che investe il proprio capitale in investimenti strategici a lungo termine e investimenti finanziari gestiti. Sapinda ha partecipazioni di controllo nelle aree agro-alimentare (Amatheon Agri), delle materie prime come carbone (Ichor Coal in Sudafrica), dell'estrazione e produzione di petrolio e gas (Sequa Petroleum).

    Sapinda è stata sponsor in questi anni del Team di F1 Toro Rosso e attraverso la controllata Ichor Coal aveva sponsorizzato un team di vela che disputò una sfortunata Clipper Round The World Race, nella quale morì un paramedico colpito da una vela.

    Il claim della sponsorizzazione nel ciclismo è stato questo:
    Sapinda ha una storia ricca di impegno nello sport, a cominciare dalla collaborazione con la Scuderia Torro Rosso di Formula 1. Sapinda vede questa partnership con il ciclismo come piattaforma rilevante per costruire relazioni più profonde e 

    migliorare la sua attenzione per le comunità africane.


    Embarassed Question confused affraid 
    Il ciclismo dei sudafricani poveri è salvo! Laughing Evil or Very Mad

    P.s. Nel 2007, quando Windhorst era inseguito da parecchi creditori, un velivolo personale di Windhorst ebbe uno strano incidente. Era in volo da Hannover a Macao, ex colonia portoghese in Cina vicino Hong Kong. L'aereo fece uno scalo tecnico ad Almaty in Kazakistan per il rifornimento. Nel decollo avvenne un incidente in cui morì il pilota, mentre rimasero feriti gravemente il secondo pilota ed un assistente. L'aereo non prese quota e si schianto contro un muro esplodendo parzialmente. Windhorst se la cavò con alcune ferite superficiali ed alcune bruciature per le quali restò qualche giorno in ospedale.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Lug 05, 2016 12:22 am

    La prima volta che ho visto il nuovo sport della Seta Leòn Leòn Station Wagon ho provato una certa irritazione, perché l'uso della bici mi era parso strumentale.
    Poi rivedendolo ci ho ripensato e ne ho colto un significato opposto alla prima reazione a pelle.

    Lo spot è di produzione spagnola (Agenzia Lola e produzione Tesauro) ed è stato realizzato dal regista Gane Ibáñez, regista del bellissimo fantascientifico Autòmata.
    L'idea però viene dal nuovo direttore comunicazione Seat, proveniente da Audi e prima ancora da Fiat, l'italiano Luca De Meo, uno che in fatto di tendenze e comunicazione ne capisce e parecchio.
    TRAMA
    Mamma e papà tornano a casa con la nuova Seat Leon station wagon. La telecamera indugia nel bagagliaio grande così, da dove viene tirata giù una bicicletta nuova fiammante, regalo per il figlio. Entrano in casa, “auguri!”, il ragazzo – occhi fissi sulla telecamera verso l’auto e la bicicletta – esclama un felice “No!”. Mamma e papà si accomodano sul divano e, mentre sprizzano soddisfazione per essere bravi genitori, lo sciagurato figlio unico esce dall'inquadratura e va via. Ma al volante della Seat Leon, non della bicicletta. E qua dà sfogo al suo orgasmo alla guida del mezzo.

    Lo spot ha come oggetto l'auto, ma implicitamente lo status symbol viene individuato nella nuova bici da corsa.
    Inutile dire che è uno sport ardito, perché ammette il fascino attuale di tendenza della bicicletta, mezzo giovane e moderno, oggetto del desiderio, per creare invece valore comparativo e fascinazione attorno alla Leòn.
    Uno spot così 10 anni fa avrebbe provocato ilarità, l'immediato licenziamento del direttore comunicazione ed il pubblico ludibrio per l'agenzia creativa.
    Va detto che anche oggi mantiene una sua spregiudicatezza perché finisce con l'ammettere che l'auto sia una cosa per vecchi, a parte appunto la Seat Leòn Station Wagon.

    Se anche i creativi che lavorano sull'auto vedono nella bicicletta il nuovo status symbol ... qualcosa in questo mondo sta effettivamente cambiando. E speriamo non sia solo una effimera moda passeggera, come una Leòn Station Wagon qualsiasi.
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    Messaggio Da leonzi Mar Lug 05, 2016 10:04 pm

    il fatto è che, secondo me, il figlio schifa la bici perché c'ha IL CAVALLETTO: ma s'è mai vista una bici da corsa col cavalletto?! Ecco perchè non l'ha considerata Very Happy

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