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    Imerio Massignan

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    Imerio Massignan - Pagina 2 Empty Imerio Massignan

    Messaggio Da Lemond Sab Mag 24, 2014 9:38 am

    Promemoria primo messaggio :

    Dal Romanzo "Imerio" di Marco Balestracci

    Imerio, significa secondo l'autore: ardente, mentre a me risulta originario della città di Himera, ma, siccome siamo in un romanzo, si può accettare il primo. Wink Infatti Imerio è anche e soprattutto un'idea nata dalle "ardenti" imprese del Nostro sulle montagne italiane e francesi e un intreccio di varie storie: di pedale e di emigrazione, di chilometri di strade svizzere e francesi costruite da moltissimi veneti, quando la loro zona era fra le più povere d'Italia. Questo romanzo fa rivivere vicende che appartengono alla collettività, scrivendo di una generazione che ha lavorato duro e pestato sui pedali.

    BenoixRoberti
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    Imerio Massignan - Pagina 2 Empty Re: Imerio Massignan

    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Giu 30, 2014 5:19 pm

    Bellissimo aneddoto.
    Vedere un profeta della Lingua Pura del Dolce Stil Novo utilizzare parole di veneto profondo mi fa un piacere immenso.
    Miracoli del Ciclismo Very Happy
    Lemondaccio sei un grande.
    Questo, senza nulla togliere al grande JA ed al professorino è il più bello dei tuoi 3d.
    Io sono uno che ha sempre mal digerito i dialetti profondi dei ciclisti, questo perché ho sempre fatto lavori da fighetta e mi vergognavo un po' delle modeste origini del ciclismo.
    Oggi ho ribaltato tutto e, solo dopo i 40, ho capito cosa ci stava davvero dietro quei tanti "ciao mama".
    Meglio tardi che mai Embarassed Wink 
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    Imerio Massignan - Pagina 2 Empty Re: Imerio Massignan

    Messaggio Da Lemond Ven Lug 04, 2014 7:10 am

    Lemond ha scritto:Quando gli altoparlanti sul traguardo avevano annunciato che Massignan e Battistini si erano involati sulla Casse Déserte, l'emiliano lanciò un grido: "Va',va', Graziano. At vins el Tour!" Saltellava e sbucava sopra la gente come uno stantuffo, tanto che Alfonso dovette prenderlo per un braccio in modo da calmarlo un po'. Ma pareva che l'emiliano non ci stesse proprio con la testa, perché continuava a ripetere che Battistini avrebbe dimostrato a tutti chi erano *loro*, come fossero un popolo a parte. Poi, quando il suo tagliò il traguardo per primo, riuscì a svincolarsi dalla schiera dei "suivers" e della polizia e corse ad abbracciarlo, dicendogli cose nel suo strano dialetto, al quale Battistini rispondeva. Dopo un po' fu allontanato, ma per tutto il viaggio di ritorno fu come un disco incantato; ripeteva che quelli che venivano da cà soa erano i più forti al mondo, che non ce n'eran di uguali, che se fossero stati tutti dei suoi posti la guerra l'avrebbero fatta già dall'inizio contro i tedeschi ... La sera, davanti a un bel bicchiere di rosso in compagnia, si era un po' calmato, mentre la radio annunciava che quel giorno Nencini, Battistini e Massignan avevano dato il colpo di grazia ad Adriaensens, che era arrivato staccato di due minuti e mezzo; ora i primi due erano italiani, come nel 1949. I festeggiamenti, a suon di bicchieri, durarono fino alla domenica, quando la classifica finale dava questo risultato: Nencini in giallo, Battistini secondo, settimo Pambianco e Massignan decimo, che inoltre si era aggiudicato la classifica degli scalatori. Very Happy

    Qui c'è il video dell'Istituto luce sulla tappa in questione

    http://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=35277&db=cinematograficoCINEGIORNALI&findIt=false§ion=/








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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 06, 2014 8:42 am

    Il giorno dopo si corse la Luchon-Pau, l'ultima chiamata alle armi, con i colli storici dei Pirenei, ma i corridori se ne infischiarono e la carovana si snodò senza sussulti dal primo all'ultimo dei duecento km!
    Massignan pedalava sempre nelle prime posizioni, con il profilo del volto predisposto all'offensiva (anche perché poteva pensare al podio di Parigi, dato che era al IV posto prima della tappa, a meno di 4 minuti da Carlesi secondo e Gaul terzo), ma Guido gli si avvicinò chiedendogli il grosso favore di non scattare, perché non si sentiva bene: "Imerio, non farmi perdere il secondo posto. Se attacchi sono finito". Imerio scosse la testa e si lasciò sfilare in mezzo al gruppo. Nessun altro cercò di indossare i panni del protagonista. C. Gaul si nascose una volta ancora e l'iniziativa fu presa da due regionali del Sud Est e dal belga Eddy Pauwels che vinse la tappa e, grazie al buon distacco ottenuto con la fuga sull'Apin, s'infilò nelle prime dieci posizioni in classifica. Goddet non apprezzò per niente il comportamento del gruppo e sull'Equipe li chiamò *nani* - uomini mediocri che riducono il ciclismo a un commercio da esercitare senza rischio e senza affanni -. Chiamò fuori soltanto il grande e raffinato vincitore, che aveva annichilito gli avversari con la sua personalità aristocratica e quel ragazzo italiano, sempre pronto ad attaccare, in faccia ad un destino tante volte avverso. Quel ragazzo che, già nel nome, ricordava un fuoco acceso. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Lug 11, 2014 8:48 am

    Alessio si era informato ed era certo di poter incontrare Imerio Massignan, perché un giornalista del luogo conosceva Italo Zilioli che "i abita visin e i veci corridori ze contenti de contar robe de quei tempi là." Alessio telefonò e una voce, che aveva perduto l'inflessione veneta, gli rispose dall'altra parte. Massignan fu gentile e disse che sarebbe tornato dopo pochi giorni a Valmarana e in quell'occasione, invece di star lì a contarsela al telefono senza guardarsi in viso, potevano bere qualcosa insieme. Valmarana non era come se l'era immaginata, ricostruendo la vita di Imerio, perché, come ovunque, i tempi erano cambiati, ma la salita per arrivarci testimoniava ancora con puntiglio come poteva essere accaduto che le gambe del Nostro avessero potuto incutere timore persino a Gaul e Bahamontes. Prima di salire Alessio si era fermato in un bar e aveva chiesto ai vecchi, che giocavano a carte, informazioni su Massignan e subito tutti avevano smesso di giocare e avevano dato la parola a "el Magro". Il quale lo informò di tutti gli imbrogli che avevano fatto contro di lui, fra una bestemmia e l'altra e terminò dicendo che "però no l'abita mia più qua, desso l'abita verso el Turchino e no ze tanti ani che no lo vedemo più. Sad
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    Messaggio Da Lemond Lun Lug 14, 2014 10:14 am

    L'appuntamento era in un ristorante di Creazzo, pieno di foto di ciclismo e che si sarebbe riempito di appassionati, pronti a rispolverare le gesta di Imerio e dell'altro "enfant du pays" (Marino Basso). Lì ad attenderlo, accanto ai fornelli, c'era un signore dell'età di suo padre, aveva il colorito dei contadini e l'espressione negli occhi precisa a quella delle foto che aveva esaminato così tante volte. Chiese, con la più gran delicatezza: "Imerio?" Lui sorrise e fece di sì con la testa e, indicando con lo sguardo un tavolo della sala da pranzo: "Sentemose e parlemo".
    A Briançon dovevo vincere io, prima di tutto perché avevo fatto il musso per tutto il Tour per far vincere Nencini, se sull'Izoard non mettevo tutti in fila indiana, in modo che non scappasse nessuno, andava a finire che il Tour se lo sognava. Allora gli ho detto a Binda e a Nencini che era il mio turno e loro erano d'accordo. Sul Vars son ndà su come un treno, ma non massa forte sennò mi perdevano le ruote e sull'Izoard ho già detto, ma quasi in cima scatta Battistini e allora mi son girato verso Nencini e gli ho detto: "Hai qui con te Pambianco, stai con lui che ormai la salita è finita e lasciami andar via". El me gà vardà come par mandarme in mona, ma poi ha detto va bene, vai a riprenderlo. Una volta raggiunto Battistini, gli ho detto di non fare il mona che sono d'accordo con tutta la squadra che devo essere io a vincere a Briançon. Battistini m'ha detto "Va ben, va ben!" Ma a trecento metri dall'arrivo, che ero davanti a far l'andatura, Battistini non scatta e mi lascia e mi lascia là impiantà? Altro che lasciarlo vincere che così arrivava secondo a Parigi (nell'altra tappa), lui m'ha mollato là in mezzo alla strada come un mona. Ma come si fa a non capire el colpo de matto de Battistini? Eravamo amici, sì, ma gh'è dei casi che l'amicizia va a farsi benedire. Che poi il povero Battistini ha avuto una vita difficile e adesso non c'è nenache più. Si si no importa, l'è storie veccie.
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    Messaggio Da Lemond Lun Lug 21, 2014 9:15 am

    L'anno dopo ghè la storia di Carlesi: quello era naltra pasta di battistini, l'era così furbo che el bon Dio m'ha dato la forza di non frenare a Superbagnères per spettarlo, sennò lui mi fregava la tappa, altro che bale. Quell'anno al Tour andavo come una macchina; al Giro avevo preso una cotta sullo Stelvio, ma al Tour correvo come un matto. Son arrivato quarto, anche per fortuna, perché mi son trovato dentro una fuga con Cazala e Anquetil all'ultimo giorno. Una roba mai vista, perché l'ultima tappa è una passerella e invece s'è formata 'sta fuga matta. Siam arrivati con due minuti di vantaggio e da sesto sono diventato quarto. Charly Gaul in quel Tour no aveva voglia, una volta sola s'era messo in testa di far la corsa. A Grenoble c'ha mollato tutti in mezzo alla strada e se n'è andato. Quando era in forma t'ammazzava, ma quell'anno perse anche il secondo posto, perché Carlesi ha fatto uno scatto prima del velodromo di Parigi e Gaul l'ha guardato partire come se fosse niente. Così ha perso cinque secondi, che ne aveva quattro di vantaggio ed è arrivato terzo. Gaul c'aveva tutta na testa per gli affari suoi, ma quando aveva voglia era una bestia e non lasciava niente a nessuno. Nol gaveva misericordia. Wink
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 24, 2014 1:56 pm

    La mattina dell'Aosta-Courmayer del Giro '59, dopo mangià la colassion, Gaul vien da me e mi fa: "M'aiuti a tener la corsa dura che così Anquetil va in difficoltà?" Come no, io ero là per correr e c'erano tutti quei monti che me fazeva voja. Sono andato su fortissimo sul Gran S. Bernardo e sulla Forclaz, poi quando è partito sul Piccolo S. Bernardo gli son stato a ruota, che il mio l'avevo bello che fatto. Poi io ho forato e lui ha visto che m'ero fermato, ma non ha fatto una piega e io ho dovuto corrergli dietro per tutta la salita e la discesa, recuperando quaranta secondi, alla faccia di chi diceva che se anche non avessi forato perdevo la tappa. Un'ostia, per me in quel Giro ero talmente forte che ... Si era scaldato Imerio e diceva che anche il Giro del 1962 avrebbe dovuto essere suo, ma Pavesi gli aveva costruito intorno una squadra di corridori che vedeva la mattina a colazione e poi più. Sad Di forte c'era solo Battistini, che però correva per sé. E poi era pure maglia rosa e allora toccava a lui difenderlo, così Imerio in quella maledetta Lecco-Casala Monferrato, si era dannato l'anima per controllare scatti e controscatti e quando Balmamion si era infilato nella fuga decisiva, non era riuscito a reagire. Alla fine Balmamion aveva vinto il Giro e lui era arrivato secondo a meno di quattro minuti, che era poi tutto il distacco che aveva accumulato nella tappa di Casale. Sad
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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 27, 2014 8:32 am

    Brontolò per tutte le spinte sulla strada del Gavia 1960 e Rolle '62, ma si rabbonì quando venne il momento di firmare le fotografie. Imerio era così contento che tanta gente desiderasse un suo ricordo, che lasciò perdere la storia di Taccone, che l'aveva raggiunto al Giro di Lombardia aggrappato ad una macchina. Sad Sorrideva, mentre firmava, poi comandò una caraffa di pro-secco per brindare all'incontro, e disse che ci saremo rivisti, mentre si avviava verso la macchina, ma dopo poco tornò indietro per:
    "Ricordate che se i me gavesse dato naltra squadra e se Pavesi fosse stato pi moderno a sta ora non parlassimo solo di Superbagnères. Parlassimo de tante altre vittorie. Ma va' in mona. A me ze ndata bel lo steso. Parché in fondo mi son Imerio Massignan e ti te se vegnuo qua par parlar proprio con mi. E ora posso dir de essar contento de essarlo".
    Alessio era rimasto ancora un po' a chiacchierare con il gestore e l'uomo a un certo punto aveva scosso la testa e sorriso con un po' di amarezza: "Vedito, el giera davvero el più forte, se el dizeva, el podeva staccare tutti, solo che el giera cussì bon che tanti ghe ne aprofittava. Co un po' pì de cattiveria gierimo qua a parlare de naltro Gaul, ma Imerio giera fatto in sta maniera".
    Mentre andava verso casa, Alessio riuscì finalmente a comprendere l'affetto che circondava il nome di Imerio. Nessuno di quelli che avevano dominato la scena del ciclismo in quegli anni poteva vantare un simile attaccamento e forse la ragione era che Imerio, a differenza dei vincitori, aveva reso memorabile la lotta per ottenere una cocente sconfitta, era il perfetto compendio di un certo tipo di vita.
                                                                   
                                                                                                       FINE

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