Da Lemond il Lun Lug 14, 2014 10:14 am
L'appuntamento era in un ristorante di Creazzo, pieno di foto di ciclismo e che si sarebbe riempito di appassionati, pronti a rispolverare le gesta di Imerio e dell'altro "enfant du pays" (Marino Basso). Lì ad attenderlo, accanto ai fornelli, c'era un signore dell'età di suo padre, aveva il colorito dei contadini e l'espressione negli occhi precisa a quella delle foto che aveva esaminato così tante volte. Chiese, con la più gran delicatezza: "Imerio?" Lui sorrise e fece di sì con la testa e, indicando con lo sguardo un tavolo della sala da pranzo: "Sentemose e parlemo".
A Briançon dovevo vincere io, prima di tutto perché avevo fatto il musso per tutto il Tour per far vincere Nencini, se sull'Izoard non mettevo tutti in fila indiana, in modo che non scappasse nessuno, andava a finire che il Tour se lo sognava. Allora gli ho detto a Binda e a Nencini che era il mio turno e loro erano d'accordo. Sul Vars son ndà su come un treno, ma non massa forte sennò mi perdevano le ruote e sull'Izoard ho già detto, ma quasi in cima scatta Battistini e allora mi son girato verso Nencini e gli ho detto: "Hai qui con te Pambianco, stai con lui che ormai la salita è finita e lasciami andar via". El me gà vardà come par mandarme in mona, ma poi ha detto va bene, vai a riprenderlo. Una volta raggiunto Battistini, gli ho detto di non fare il mona che sono d'accordo con tutta la squadra che devo essere io a vincere a Briançon. Battistini m'ha detto "Va ben, va ben!" Ma a trecento metri dall'arrivo, che ero davanti a far l'andatura, Battistini non scatta e mi lascia e mi lascia là impiantà? Altro che lasciarlo vincere che così arrivava secondo a Parigi (nell'altra tappa), lui m'ha mollato là in mezzo alla strada come un mona. Ma come si fa a non capire el colpo de matto de Battistini? Eravamo amici, sì, ma gh'è dei casi che l'amicizia va a farsi benedire. Che poi il povero Battistini ha avuto una vita difficile e adesso non c'è nenache più. Si si no importa, l'è storie veccie.